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Il Pride compie 50 anni. Io, etero e “frociarola”, lo vedo così

- 06/06/2019


Il primo Gay Pride si svolse nel 1969 e da quella data. ogni giugno, si tengono i Pride. Città, paesini, bar, club e tutti i luoghi che vi possono venire in mente celebrano all’unisono il momento in cui, un secolo fa, nacque il movimento di liberazione gay moderno.

Una manifestazione colorata, allegra, una festa spensierata, e perché no, con un pizzico di ostentazione. Un portare all’eccesso situazioni e messaggi che forse solo così trovano il modo di arrivare e colpire.

Ancora oggi purtroppo ci sono discriminazioni, vittime di bullismo e trattamenti “speciali” per chi osa amare una persona del proprio sesso, per chi vuole cambiare o chi si sente a suo agio in panni diversi. Ma ci sono milioni di sfaccettature, un po’ come le farfalle di Mariah Carey. Sì, farfalle. Di ogni tipo e colore che svolazzano splendide, delicate e leggiadre per le strade per manifestare per un diritto che faticosamente si sta facendo spazio nella mentalità delle persone. 

Affascinanti, creativi, divertenti e esuberanti e coraggiosi.

Ecco gli aggettivi con cui io etero ma frociarola (si può dire?) convinta, userei per descrivere coloro che prendono parte a queste giornate.

Amare. Chi, cosa, come, dove, quando, perché, non sono domande alle quali siamo tenuti a rispondere. Altrimenti sarebbe opportuno rispondere anche ad altri quesiti sociali ben peggiori. Ma è facile additare chi è “diverso” e si mostra per quello che è e difende con orgoglio il proprio orientamento sessuale. Come spesso le chiamano, le “pazze” non vedono l’ora di mettersi scosciate con i loro polsi rotti per gridare come galline con un boa di struzzo arcobaleno. E poi ci sono altri più modesti che magari osano solo una pochette rosa Barbie. E chi, semplicemente, sfila senza particolari cose che attirino l’attenzione. Sono tutti i benvenuti.

Ma il Pride non è solo questo.

Dal tacito don’t ask, don’t tell (policy abolita nel 2010) siamo arrivati all’Onda Pride (qui tutti gli appuntamenti) in cui una bellissima “baracconata” di carri, con drag queen e travestiti che esattamente come a Stonewall 50 anni decidono di ribellarsi, mostrarsi nel loro eccesso, in quello che le persone non vogliono vedere.

Quell’eccesso che attira, che ti immobilizza, che ti affascina e che ti fa pensare. Pensare. Perché le persone giudicano senza pensare. Allora ben vengano i Gay Pride durante i quali milioni di persone si mostrano libere e vanno avanti nonostante tutto e tutti. Con la testa che finalmente possono tenere alta, e che forse per troppi anni è stata tenuta bassa.

Madonna, Diana Ross, Lady Gaga, Beyoncè, Cher, Village People, Rihanna, Paola e Chiara solo alcune delle voci che accompagnano sfilate di carri strabilianti e persone agghindate per l’occasione. Pronti a invadere le strade con striscioni e messaggi d’amore. Alla base di tutto c’è solo tanto amore. Alcuni detrattori diranno: mostrato con frustini, manette, chiappe al vento, seni disegnati, chi più ne ha più ne metta? E chi siamo noi per giudicare ogni forma d’amore, trasgressiva, pura, innocente, timida, veterana o appena nata.

Tutti sono uniti nel difendere un diritto che spetta a ciascuno di noi, amare chi si vuole.

Per partecipare ad un Pride non servono accessori particolari. Facciamo però un piccolo elenco dei gadgets che potrebbero risultare utili:

  • una bandiera arcobaleno, o qualsiasi oggetto arcobaleno (cappello, papillon, ombrellino, bracciale, t-shirt…)
  • un cerchietto ad unicorno o proprio un unicorno… rosa, se possibile
  • un tulle, sempre avere del tulle (dammi un po’ di tulle, un tocco di vecchio west e sono perdutamente tuo! – cit -)
  • un vestito assolutamente colorato (o vestiti solo di carne nuda), scelta personale
  • scarpe comode che includono ovviamente il tacco12
  • mutande strabilianti perché… non si sa mai.

La regola base è includere tutti, coinvolgere chiunque specialmente chi si sente un pesce fuor d’acqua.

E smettiamo di dire che ai gaypride ci vanno solo i gay, non è vero. Tutti possono partecipare ad un gaypride. Chi deve fare coming out, chi si vuole sentire libero. Chi vuole sostenere i pionieri che si sono battuti e si stanno battendo per i diritti umani. Chi supporta una causa, chi accompagna amici e parenti, chi vuole insegnare qualcosa ai propri figli. Insomma chiunque può prendere parte ad una manifestazione di tale importanza.

Da che mondo è mondo l’omosessualità è sempre stata presente, nascosta, camuffata sotto matrimoni di copertura. Paura di accettarsi diversi, paura di essere accettati diversi. Dalla repressione ne è nata una lotta di arcobaleni ed unicorni, combattuta a colpi di anca e bacino a ritmo di musica perché come dice il detto “chi non ride mai non è una persona seria” (Fryderyk Chopin). Un messaggio mandato con ciglia finte e tacco 12 sopra un carro ma carico di significato. Uno spettacolo che meriterebbe essere visto e vissuto. Una esplosione di colore e orgoglio che sfocia da anni di repressione e oppressione.

Guardate le date, fate il biglietto e con sottofondo la Carrà regalatevi una meravigliosa esperienza.

E chi può, partecipi al Pride Romano di sabato 8. Ore 15.30, partenza da Piazza della Repubblica per rivendicare il nostro diritto ad amare chi ci pare!

BUON GAY PRIDE A TUTTI!

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Non mi descrivo mai perché non sono gentile con me stessa

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