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Le serie tv e il problema della dipendenza

- 07/11/2019


Così per caso, una sera, mentre chiacchieri a cena del più e del meno, un amico ti guarda e ti domanda “hai visto l’ultima serie su Netflix?…è bellissima, guardala, è una droga!”

E tu magari sul momento rispondi anche sbruffone che non guardi le serie e che non le trovi avvincenti. Ma quella domanda, apparentemente semplice, innocente, un consiglio buttato lì per fare due chiacchiere, ti ronza nella testa. Un chiodo fisso. E senza che tu te ne accorga si innesca un meccanismo diabolico. Ti continua a rimbombare quella frase con l’eco come al cinema “….guardalaaaaaaaaa” fino a quando pensi “vabbeh stasera non so cosa guardare, quasi quasi guardo la prima puntata”.

Tu. Solo. Con il tuo televisore, il telecomando in mano che premi play. Quando, sdraiato sul letto col computer, apri la pagina e clicchi sulla prima puntata della prima stagione. Pluf. Entrato in un tunnel dal quale difficilmente riuscirai ad uscire. Ma tu non lo sai. Inizia una dipendenza feroce, una intensa relazione fra te e i personaggi. Non riesci a smettere. I film non hanno più senso. Ti annoiano. Ogni momento è quello giusto per vedere una puntata.

L’inverno, in tutto questo, è un complice impeccabile. Freddo. Pioggia. Casa. Alibi perfetto. Tre elementi che sono fondamentali per non avere sensi di colpa. Arrotolarti nella coperta, una fessura solo per far passare la mano del telecomando e via. Ogni genere di conforto sul tavolino per non doversi alzare. E in un attimo, resti bloccato davanti alle puntate che scorrono. Inesorabili. Occhi che frizzano. Arti oramai immobilizzati da quanto informicoliti. Telefono con milioni di notifiche senza risposta. Amici che propongono serate ma non sanno cosa sta accadendo.

Un tempo le serie alla tv, come un buon vecchio Beverly Hills 90210 (il paradiso del bikini e dei problemi adolescenziali) o un Melrose Place (la cattiveria pura), erano una volta a settimana.

Il giovedì per la precisione. E tu aspettavi una settimana per sapere cosa sarebbe successo. L’attesa. Oramai non esiste più. Tutto e subito. Ora con Netflix non hai neanche lo sforzo di passare da un episodio all’altro, senza muovere un dito (al massimo quello del volume o per saltare l’intro). Fa tutto lui. Tu, ipnotizzato davanti alla tv, entri nel vivo delle azioni. Si instaura una relazione fra  te e gli attori. Pomeriggi e serate passate insieme. Ti affezioni. Ti preoccupi. Ti emozioni. Ma, come nelle migliori relazioni, arriva la rottura. L’assenza della stagione successiva tipo pausa di riflessione. O peggio ancora. La fine. Quando sul più bello non appare la scritta “il prossimo episodio inizierà a breve”. Niente.

Quando cominciavi a sentirli come parenti, i titoli di coda a rompere la magia. E tu resti lì, arreso. Un vuoto ti invade. Un senso di smarrimento. Tutto finito.  Non sai se arriverà la stagione dopo, ti chiedi cosa succederà. La sera non ha più lo stesso sapore. Le giornate scorrono noiose. Le schifezze comprate al supermercato non hanno più senso nella dispensa della cucina. Quel plaid, oramai freddo e messo da parte, lo guardi con sofferenza in ricordo dei bei tempi quando ancora la serie tv era agli inizi. Poi finalmente decidi di uscire. Superi il dolore. Apri le finestre e respiri. Richiami quel vecchio amico che non vedi da mesi. Trovi il coraggio di tornare alla vita vera, senza puntate, senza stagioni. Esci canticchiando la sigla, prendi la macchina  e arrivi alla cena. Ridi, scherzi, bevi. Assapori una postura diversa da quella del divano e stai bene. Ti senti guarito. Quando ad un certo punto, nella tavolata uno si gira ti guarda e ti dice “hey, ma hai visto l’ultima serie su Netflix?…è bellissima, guardala!” 

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Non mi descrivo mai perché non sono gentile con me stessa

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