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DOV’È IL MIO CORPO? _ Una mano che ci tocca nel cuore (recensione)

- 24/01/2020
DOV'È IL MIO CORPO? Netflix


Netflix distribuisce “DOV’È IL MIO CORPO?”, sorprendente opera prima del regista Jérémy Clapin. Un film d’animazione toccante e maturo rivolto a un pubblico adulto.

Una mano mozzata scappa da un ospedale parigino per ritrovare il corpo cui appartiene.
Nel suo viaggio riaffioreranno ricordi che la riporteranno a cercare il giovane magrebino Naoufel, ragazzo orfano che durante il servizio di porta pizza fa la conoscenza di una ragazza, Gabrielle, di cui si innamora…

Dov'è il mio corpo? recensione film netflix
“J’ai Perdu Mon Corps” è il titolo originale di DOV’È IL MIO CORPO?

Tratto dal romanzo del 2006 di Guillaume LaurantHappy Hand” (che collaborò alla stesura della sceneggiatura de “IL FAVOLOSO MONDO DI AMÉLIE“) il film di animazione “DOV’È IL MIO CORPO?” è una delle opere più interessanti presentate a Cannes 2019.

Il film segue due linee temporali che vanno a intersecarsi perfettamente e che nel corso della narrazione ci permettono di scoprire il passato e i ricordi della mano del giovane Naoufel.
Superato lo shock iniziale (il film si apre sul primo piano di una pozza di sangue che va ad allargarsi mentre una mosca ronza e sbatte contro i vetri di una finestra) e accettato il fatto che protagonista sia effettivamente una mano mozzata che vaga per le strade e i tetti di Parigi; si familiarizza e ci appassiona e si ha a cuore il destino di questa mano in cerca del suo padrone.

“Dov’è il mio corpo?” ha ricevuto la nomination per il Miglior film di animazione agli oscar 2020

Il magnifico lavoro fatto sui disegni ci riporta a un’artigianalità che è sempre più rara nel cinema moderno, supportata certamente da un ottimo lavoro di grafica 3D che guarda con intelligenza e senso del ritmo a tutta una serie di scene dall’alto tasso adrenalinico, in cui seguiamo questo insolito protagonista destreggiarsi e sopravvivere a mille avversità che le strade della città presenta.

Ma quello che maggiormente colpisce di “DOV’È IL MIO CORPO?” è sicuramente la traboccante umanità che tocca in ogni scena, soprattutto dove non sono le parole a raccontarci, ma solo le immagini dai colori corposi, supportati da una colonna sonora emozionale che smuove anche il cuore più duro.

Le due storie parallele, ma che convergono in una sola e unica direzione, ci interrogano su dove risiedano i ricordi più belli e più dolorosi. La gioia e la sofferenza sono spesso tangibili, quasi abbiamo la percezione di sentirle dentro a morderci il cuore e la bocca dello stomaco; così come l’euforia e la tenerezza restano impresse sulla pelle della mano che viene sfiorata da chi amiamo, ne restano le sue impronte digitali; ne percepiamo il calore del sangue che scorre sotto di essa.

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La mano e Naoufel sono di fatto due personaggi incompleti, che mancano di qualcosa, entrambi orfani, cui è stato strappato via in maniera brutale qualcuno (o qualcosa) di essenziale per la loro esistenza e maturazione.

DOV’È IL MIO CORPO? è una poesia di immagini e di suoni in cui la tecnologia che tutti oggi possediamo (smartphone e tablet) e di cui siamo dipendenti viene praticamente bandita.
Naoufel si innamora di una ragazza che lavora in una biblioteca e lui poi troverà impiego come apprendista in un laboratorio di falegnameria.
L’unico oggetto che Naoufel si porta dietro, quasi fosse un tesoro prezioso, è un vecchio registratore e una musicassetta dove egli da bambino amava registrare i suoni della natura o dei genitori presi a suonare qualche strumento musicale.


C’è l’emergenza di guardare alle cose semplici, a un contatto prima di tutto umano e sensoriale tra noi e l’altro; c’è l’emergenza di fermarci ed ascoltare oltre il frastuono di una città e di una vita caotica, ascoltare il respiro dell’altro per riconoscerne un moto di ansia o quello vitale di una spinta in avanti, verso l’ignoto, quel salto nel vuoto che sfida l’immobilità di una società spenta e imbalsamata, perché la vita va vissuta. Adesso.
Perché prima di ogni cosa è importante riappropriarsi di se stessi, sentire e vivere il proprio corpo.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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