![DOV'È IL MIO CORPO? Netflix](https://www.blmagazine.it/wp-content/uploads/2020/01/dove-il-mio-corpo-bl-magazine-1-1000x563.jpg)
Netflix distribuisce “DOV’È IL MIO CORPO?”, sorprendente opera prima del regista Jérémy Clapin. Un film d’animazione toccante e maturo rivolto a un pubblico adulto.
Una mano mozzata scappa da un ospedale parigino per ritrovare il corpo cui appartiene.
Nel suo viaggio riaffioreranno ricordi che la riporteranno a cercare il giovane magrebino Naoufel, ragazzo orfano che durante il servizio di porta pizza fa la conoscenza di una ragazza, Gabrielle, di cui si innamora…
![Dov'è il mio corpo? recensione film netflix](https://i2.wp.com/www.blmagazine.it/wp-content/uploads/2020/01/dove-il-mio-corpo-bl-magazine.jpg?fit=740%2C363&ssl=1)
Tratto dal romanzo del 2006 di Guillaume Laurant “Happy Hand” (che collaborò alla stesura della sceneggiatura de “IL FAVOLOSO MONDO DI AMÉLIE“) il film di animazione “DOV’È IL MIO CORPO?” è una delle opere più interessanti presentate a Cannes 2019.
Il film segue due linee temporali che vanno a intersecarsi perfettamente e che nel corso della narrazione ci permettono di scoprire il passato e i ricordi della mano del giovane Naoufel.
Superato lo shock iniziale (il film si apre sul primo piano di una pozza di sangue che va ad allargarsi mentre una mosca ronza e sbatte contro i vetri di una finestra) e accettato il fatto che protagonista sia effettivamente una mano mozzata che vaga per le strade e i tetti di Parigi; si familiarizza e ci appassiona e si ha a cuore il destino di questa mano in cerca del suo padrone.
![](https://www.blmagazine.it/wp-content/uploads/2020/01/dove-il-mio-corpo-bl-magazine-3.jpg)
Il magnifico lavoro fatto sui disegni ci riporta a un’artigianalità che è sempre più rara nel cinema moderno, supportata certamente da un ottimo lavoro di grafica 3D che guarda con intelligenza e senso del ritmo a tutta una serie di scene dall’alto tasso adrenalinico, in cui seguiamo questo insolito protagonista destreggiarsi e sopravvivere a mille avversità che le strade della città presenta.
Ma quello che maggiormente colpisce di “DOV’È IL MIO CORPO?” è sicuramente la traboccante umanità che tocca in ogni scena, soprattutto dove non sono le parole a raccontarci, ma solo le immagini dai colori corposi, supportati da una colonna sonora emozionale che smuove anche il cuore più duro.
Le due storie parallele, ma che convergono in una sola e unica direzione, ci interrogano su dove risiedano i ricordi più belli e più dolorosi. La gioia e la sofferenza sono spesso tangibili, quasi abbiamo la percezione di sentirle dentro a morderci il cuore e la bocca dello stomaco; così come l’euforia e la tenerezza restano impresse sulla pelle della mano che viene sfiorata da chi amiamo, ne restano le sue impronte digitali; ne percepiamo il calore del sangue che scorre sotto di essa.
![dov'è il mio corpo? FILM NETFLIX](https://www.blmagazine.it/wp-content/uploads/2020/01/dove-il-mio-corpo-bl-magazine-5.jpg)
La mano e Naoufel sono di fatto due personaggi incompleti, che mancano di qualcosa, entrambi orfani, cui è stato strappato via in maniera brutale qualcuno (o qualcosa) di essenziale per la loro esistenza e maturazione.
DOV’È IL MIO CORPO? è una poesia di immagini e di suoni in cui la tecnologia che tutti oggi possediamo (smartphone e tablet) e di cui siamo dipendenti viene praticamente bandita.
Naoufel si innamora di una ragazza che lavora in una biblioteca e lui poi troverà impiego come apprendista in un laboratorio di falegnameria.
L’unico oggetto che Naoufel si porta dietro, quasi fosse un tesoro prezioso, è un vecchio registratore e una musicassetta dove egli da bambino amava registrare i suoni della natura o dei genitori presi a suonare qualche strumento musicale.
C’è l’emergenza di guardare alle cose semplici, a un contatto prima di tutto umano e sensoriale tra noi e l’altro; c’è l’emergenza di fermarci ed ascoltare oltre il frastuono di una città e di una vita caotica, ascoltare il respiro dell’altro per riconoscerne un moto di ansia o quello vitale di una spinta in avanti, verso l’ignoto, quel salto nel vuoto che sfida l’immobilità di una società spenta e imbalsamata, perché la vita va vissuta. Adesso.
Perché prima di ogni cosa è importante riappropriarsi di se stessi, sentire e vivere il proprio corpo.
[rwp-review id=”0″]