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IL RE LEONE – Una Meraviglia Disconnessa dal Cuore (recensione)

- 03/09/2019
IL RE LEONE 2019


È forse un punto di non ritorno questo IL RE LEONE, remake dell’omonimo cartone disneyano del 1994.
Un’operazione sontuosa e spettacolare che raggiunge livelli di perfezione impressionanti.
E allora perché sono uscito dalla sala con più perplessità che emozioni?

La storia la conosciamo (spero) tutti.
La nascita del piccolo Simba viene accolta con felicità da tutta la Savana. Solo lo zio Scar pare tramare qualcosa, da sempre invidioso del potere del Re Mufasa, suo fratello.
Il suo piano diabolico porterà alla morte del Re e alla fuga del piccolo Simba.
Ma il cucciolo di leone verrà soccorso da un duo di simpatiche canaglie: il suricato Timon e il facocero Pumbaa.

IL RE LEONE
E un bel giorno ti accorgi che… NON ESISTI !
Che sei parte del mondo CGI anche tu..
.”

A dispetto dei precedenti live action targati Disney, l’operazione di Jon Favreau (già regista della rivisitazione de “IL LIBRO DELLA GIUNGLA”) non si limita a ispirarsi al cartone originale, ma lo ricalca quasi maniacalmente – laddove è possibile – ridando vita agli animali in un’impressionante CGI, mai così realistica.

Ed è qui il problema principale de IL RE LEONE a mio parere: la disumanizzazione degli animali.
Da sempre la Disney ci ha fatto sognare con storie appassionanti che guardavano sia al nostro mondo che a quello animale e in quest’ultimo caso, i protagonisti, indipendentemente che fossero cani o gatti o gufi o leoni, venivano in qualche modo resi umani, nelle espressioni e in una gestualità che si allontanava e di tanto dalla loro vera natura, ma che ci li rendevano familiari perché comunicavano col nostro stesso linguaggio.

Qui, nel massimo rispetto degli attenti studi fatti sul comportamento animale e le loro movenze, tutto viene ripulito e riportato a una verosimiglianza che ha dell’incredibile, non fosse poi vedere che questi animali siano in qualche modo “costretti” a parlare e simulare il labiale (e quindi anche a cantare!).

Una delle scene più tragiche – per fare un esempio – che ha lasciato non poche cicatrici nella mia infanzia era certamente la morte di Mufasa. E a stritolarti il cuore, come un qualsiasi cencio che utilizzi per pulire, ci pensava poi il primo piano degli occhioni spauriti e persi del piccolo Simba, “colpevole” di aver ucciso il padre. Quegli occhioni colmi di terrore e di lacrime erano qualcosa di insostenibile. Nella versione in CGI sì, l’attore che da la voce al cucciolo riesce a far sentire la paura e lo sconforto, ma stona col muso quasi immobile e inespressivo del leoncino.

IL RE LEONE
Edoardo Leo e Stefano Fresi hanno prestato le loro voci al duo comico di Timon e Pumbaa in IL RE LEONE.

Stessa tragica sorte capita ai numeri cantati.
Jon Favreau ci si impegna e pure tanto per trovare delle soluzioni registiche che movimentino l’azione, ma non sempre il risultato è dei migliori.
Brani come “Voglio Diventar Presto Un Re” o la mutilata “Sarò Re” (per le sue coreografie che alludevano a cospirazioni e intenti nazi-fascisti) sono solo sbiadite copie delle originali, scenograficamente o coreograficamente parlando.

Premesso che io ho visto entrambe le versioni del film (sia quella originale che quella in italiano) posso dire che i danni maggiori sono stati poi apportati dal duo canoro di Elisa e Mengoni, che se nelle canzoni potevano volare leggeri (qualche virtuosismo di troppo lo avrei evitato, ma sono gusti), è quando devono recitare che risultano essere davvero fuori posto, quasi sgradevoli.

In definitiva mi chiedo: era davvero necessario questo remake Copia&Incolla?
Sicuramente le nuove generazioni grideranno al capolavoro, ma io che sono legato profondamente al classico Disney del ’94 resto dubbioso. Ho la strana sensazione di esser stato preso in giro, anche più di quando, in passato, hanno scelto di scostarsi dallo script originale in titoli come “CENERENTOLA” o “LA BELLA E LA BESTIA“.

Perché finito lo stupore iniziale, resta solo un applauso che guarda alla tecnica, ma non al cuore di quest’ opera.
Esco dalla sala che sembra di aver visto un meraviglioso documentario che tale non è; torno a casa che ancora canto nella testa quelle splendide canzoni che conosco a memoria, ma che pare quegli animali non sentissero dentro di loro.
In definitiva una grande e meravigliosa bugia. Ma imperdonabile.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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