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L’UOMO INVISIBILE _ La paura di una donna di averlo accanto (recensione)

- 10/04/2020
L'UOMO INVISIBILE 2020 recensione


L’UOMO INVISIBILE (2020) è uno dei tanti film che, causa Corona Virus, non hanno potuto godere della visione in sala ed è ora disponibile su diverse piattaforme on demand. Un thriller ben congegnato che rinnova il mito dell’uomo invisibile adattandolo a tematiche purtroppo mai così attuali come violenze domestiche e molestie.

Nel cuore della notte Cecilia fugge da quella splendida prigione che è la villa di Adrian Griffin , uomo brillante e geniale per la società, ma marito/padrone violento nel privato. Poche settimane dopo Cecilia viene a sapere che l’uomo si è suicidato. Ma allora perché lei ne avverte ancora la presenza? Perché non si sente al sicuro? Che stia impazzendo?

L'UOMO INVISIBILE 2020 con Elisabeth Moss
Elisabeth Moss nella tesa scena di apertura de L’UOMO INVISIBILE (2020)

Prosegue l’età d’oro di Jason Blum e della sua Blumhouse che ha prodotto negli ultimi anni i migliori horror (ma non solo) ad alto tasso adrenalinico, ma basati su di sceneggiature forti, intelligenti e originali.

Alla regia (e alla sceneggiatura) di questa rivisitazione del mito de L’UOMO INVISIBILE troviamo Leigh Whannell, che vanta nel suo curriculum le sceneggiature di diversi capitoli della saga di SAW e di INSIDIOUS, e la regia del terzo capitolo di INSIDIOUS – L’Inizio (2015).

Il film si apre con tempi narrativi e inquadrature che rimandano ai grandi classici della suspanse firmati da Hitchcock per poi concentrarsi sulla psicologia della sua protagonista.
Da sempre i film horror (i migliori almeno) hanno veicolato messaggi politici, denunce e sono stati riflesso deformante delle paure che serpeggiavano in un dato momento storico.

L'UOMO INVISIBILE 2020 film
L’UOMO INVISIBILE (2020) con Elisabeth Moss

Questo L’UOMO INVISIBILE guarda alla violenza sulle donne, al femminicidio perpetrato da secoli da uomini (mariti, compagni, amanti, amici, familiari) che non accettano che la donna al loro fianco possa avere una propria libertà, un proprio pensiero, degli interessi, che possa dire di no, opporsi ragionevolmente a qualcosa che l’altro impone con la forza, con la violenza che sia essa psicologica o fisica.

Elisabeth Moss (che i più apprezzeranno per la sua partecipazione nel serial THE HANDMAID’S TALE e che molti avranno riconosciuto anche nel thriller/horror NOI di Jordan Peele) riesce a dare forma a questa paura, al costante senso di minaccia che una donna, scappata dal suo aggressore, prova nei più piccoli gesti quotidiani, fosse anche il solo guardar fuori da una finestra, rispondere al telefono o andare a prendere la posta dalla cassetta delle lettere. Di fatto ella si sente minacciata e sente che il suo defunto marito in realtà non è mai morto, ma ha trovato un modo per farla apparire pazza agli occhi degli altri.

Il film è un continuo ribaltamento di situazioni e con essi cambiano anche i ritmi narrativi, ma Whannell non perde mai il controllo e conduce la sua opera su terreni sdrucciolevoli senza cadere in banalità o situazioni paradossali, pur rispettando clichè e tempi collaudati del genere in cui L’UOMO INVISIBILE si inserisce.


Un vero gioiello della tensione che se da una parte riesce a intrattenere, dall’altra non manca di essere denuncia di una società fin troppo adagiata su costumi e usi pericolosamente misogini.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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