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Stefano Cipollari: l’Artista della porta accanto | Intervista

- 15/02/2024


Nato a Roma negli anni 70, Stefano Cipollari abita e lavora nella Città Eterna da sempre.

In un pomeriggio assolato arrivo all’orario prefissato nella sua “artistic house”: un palazzo anni Sessanta. Varcando la porta si nota subito che quella è una casa di un artista, un enorme murales risalta sulla destra: raffigura “Goldrake-Ufo Robot”; sulla sinistra una riproduzione di un’opera street di Pasolini. La casa laboratorio è piena di dipinti appesi o appoggiati al muro.

È sempre emozionante vedere delle opere che fino a qualche momento prima avevi visto solo sui social. Nell’ ampio soggiorno campeggia un grande cavalletto ed è lì che ho avuto l’opportunità di vedere le opere con il racconto dell’artista.

“Parafrasando” un noto programma TV che artista ti senti?

 Io non mi sono mai sentito un artista cioè… nel senso che ho sempre dipinto: la pittura ad olio è arrivata in maniera molto presente 12 anni fa, ho sempre fatto il decoratore e il restauratore per il cinema, pubblicità e interni. E quindi non mi sentivo un artista ma un decoratore, pensavo al senso della decorazione negli spazi, ho restaurato tra l’altro il Parlamento Siciliano: la Sala d’Ercole a Palermo. Improvvisamente qualche anno fa ho preso in mano tele e colori a olio e con una certa voracità ho cominciato a fare ritratti di persone, di ragazzi.

La tua prima volta? Cioè la prima volta che hai percepito di aver fatto un’opera d’arte, un’opera “unica”.

Me lo hanno fatto notare gli altri, i miei colleghi perché dato che lavoravo in un laboratorio con dei decoratori e pittori, “Stefano guarda che hai fatto!” mi dicevano. Da lì ho affilato la tecnica, appunto a olio su tela, perché non mi interessa esprimere qualcosa, non mi interessa la sensazione di quello che captano le persone. Volevo fare un dipinto dove potevo liberare me stesso, una sindrome di Stendhal all’ inverso, sono io che la subisco e non chi guarda. La coscienza agisce e sono in “estasi” tre, cinque, dieci secondi…Come quando l’attore improvvisa o come quando uno sportivo o un calciatore fa un gesto spontaneo ma che gli consente di fare gol.

Sui tuoi social ho notato i ritratti di Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini, sono dei casi isolati? dei progetti? una commissione?

Si…Sono due casi differenti, perché il ritratto di Fellini faceva parte di un lavoro all’interno del programma televisivo di Corrado Augias, “I visionari”: sette ritratti di sette personaggi famosi su supporti in tela di due metri per due in acrilico. Una puntata era su Fellini ed è toccata a me, visto che adoro Fellini e adoro il cinema in generale. Mentre il ritratto di Pasolini è un mio progetto, lui per me è stato un maestro. Se dovessi dire chi mi ha insegnato di più nella vita, per me è Pasolini tramite tutte le sue opere.

Si, l’‘uomo è in movimento e può perdere il suo contorno e fluttuare nello spazio, l’oggetto è fermo, non ha movimento è una natura morta e quindi ecco il contrasto che hai notato.

Usi colori tenui e pastelli, ma ho notato un verde smeraldo molto forte e un rosso scarlatto saturo e acceso: il colore ha un significato nelle tue opere o è un’esigenza cromatica?

 Io sono innamorato del blu e lo uso in varie tonalità, ma sicuramente, non potrei mai mettere un colore che non si armonizzi con lo sfondo, con gli oggetti e con la figura principale. Ho fatto uno studio particolare sull’abbigliamento e sulle tappezzerie che poi sono stati usati su alcuni dipinti, il colore da forza al soggetto e quindi quando voglio rinforzare il soggetto uso colori più forti

 Se dico che le tue opere personalmente mi ricordano la “malinconia” di Edward Hopper e la “luce” di Caravaggio?

Penso di non avere nulla di Caravaggio e tantomeno di Hopper, però sono affascinato da questi due artisti e nel mio piccolo avrò pensato a loro nei miei “vuoti” artistici. Sicuramente nei dipinti   del “ragazzo nella metropolitana” e nel “ragazzo che legge” c’è la solitudine che ricorda la donna della finestra “Morning sun,1952” di Hopper, C’è la stessa luce e la stessa posizione. In ogni caso le mie opere riflettono una malinconia che non è mai fine a sé stessa.

È stato pubblicato qualche mese fa il libro “Ti prometto il giro del mondo” del giornalista Fabio Bo: il quadro raffigurato è opera tua. Come nasce la collaborazione con Bo e come mai la scelta del ragazzo che cammina nella spiaggia con vista Monte del Circeo?

Il dipinto fa parte di una collezione privata, due amici e nasce come quadro ed è antecedente alla realizzazione del libro. Rappresenta    una forza, il vero “Amore” la vera amicizia, anche se non si vede perché’ la scena è in soggettiva. Rappresenta la coscienza, l’inconscio insomma… e in più c’è il Monte del Circeo, che è un posto pieno di magia.  Facendo vedere a Fabio Bo le foto delle mie opere ha scelto questa immagine che evocava la storia del libro.

Ho contattato Fabio Bo, giornalista e conduttore tv, per chiedergli come mai ha scelto il dipinto di Stefano Cipollari, per il suo libro.

 Conosco Stefano Cipollari e il suo lavoro da tanti anni. Finito il mio romanzo ero in cerca di una illustrazione da proporre al mio editore. Scorrendo il suo profilo Instagram, mi sono imbattuto nel dipinto che poi sarebbe diventata la copertina del libro. Ho provato una sorta di fulminazione, un incantesimo. Era perfetto! Quel quadro “evocava” ciò che avevo scritto: il mare, il “guardare” avanti verso l’orizzonte, la mano che stringe (trattiene? Accompagna? Protegge?) quella del ragazzo e l’altra sul capo in un gesto che allude all’avvenire. In quel dipinto c’era il passato, il presente, il futuro così come nel mio romanzo.

La semplicità, la cromaticità e la estemporaneità di Stefano Cipollari la si vede sia nelle sue opere sia nel suo modo di vivere e raccontare la sua vita. Non è un caso che molti dei soggetti raffigurati   gli assomigliano: ragazzi che vivono la propria vita nel loro habitat, nelle loro stanze nei loro bagni, nei palazzi popolari dei quartieri romani, con la loro solitudine ma senza rassegnazione.

Bisogna essere molto forti per amare la solitudine”.(P.P.Pasolini)

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Vivo a Roma ma originario della Sicilia. Attivista nel volontariato sociale, mi occupo di pittura, fotografia, scrittura e arte pop: alcune mie opere sono state esposte in diverse gallerie e mostre nazionali.

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