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Perché quel coro allo stadio non è una semplice goliardata

- 19/09/2021


Siamo allo stadio Luigi Ferraris domenica 12 settembre per la partita di Serie A Sampdoria-Inter.
Prima del match, una giardiniera sistema il campo e viene travolta dai cori della curva: “Lascialo stare il tagliaerba, te la rasiamo noi”. I tifosi hanno parlato di “goliardata” ma non c’è un filo di goliardia e molti sono i commenti che condannano questo atteggiamento.

È scoppiata quindi una vera e propria polemica che ha incendiato i social, di cui la platea si divide tra persone che difendono i tifosi, affermando che fosse un semplice scherzo nei confronti della donna e chi invece ha considerato il gesto un vero e proprio campanello di allarme.

Ecco cosa si crea quando tantissimi “not all man“, classica obiezione che spesso fanno gli uomini con la coda di paglia, si mettono insieme: diventano branco, a caccia della preda. In quel caso, purtroppo, la giardiniera.

Sono diversi i motivi per cui quel coro non può essere considerato un semplice scherzo e non va preso alla leggera, in effetti. Parliamo di un vero e proprio atto di sessismo e frutto di quella cultura che permea la nostra società praticamente da sempre, ovvero quella dello stupro. Una cultura che striscia nella vita di tutti i giorni, e che rende quel coro scherzoso.

Ne ho parlato già nel mio articolo sul figlio di Beppe Grillo, che ha stuprato una ragazza questa estate, e quando la vittima ha denunciato la violenza, il padre di lui ha iniziato a prendere le difese al figlio su tutti i social tramite un video vergognoso, rendendo più evidente che di fronte alla violenza è sempre la donna ad essere vittima e colpevole.

Nel momento in cui la cultura si fa facendo cultura, qualunque essa sia, riprendo di nuovo dello spazio, che rimarrà sempre poco a confronto, per parlare ancora del significato della cultura dello stupro, che ci porterà quindi a comprendere perché quel coro non può essere considerato solo un gioco o semplice goliardia.

La cultura dello stupro

La cultura dello stupro è un’espressione utilizzata per indicare essenzialmente una cultura che giustifica, attenua, sminuisce, normalizza e incoraggia lo stupro e che si esprime poi, nel concreto, in atteggiamenti, pratiche, narrazioni e altro.

Sono tanti i modi in cui questa cultura si manifesta. Più o meno evidenti, più o meno subdoli. Ognuno di loro contribuisce ad alimentare questa cultura, ponendo le basi per conseguenze ben più gravi. Di seguito riporto alcuni esempi di cronaca e di casi emblematici per comprendere meglio la situazione attraverso le storie di tutti i giorni. 

Molto spesso viene considerata “Una bambinata”. La gravità di un atto con ripercussioni psicologiche terribili viene paragonato a una comune marachella adolescenziale. Ed è quello che è capitato sui social e i media: definire un coro sessista e violento come uno scherzo e un gioco. Fa tutto parte di questa cultura.

Quante volte vi sarà capitato di leggere articoli giornalistici in cui veniva sviscerata la vita privata della vittima alla ricerca di condotte da giudicare negativamente, alleggerendo al contempo la posizione dello stupratore trovando giustificazioni o evidenziando le difficoltà di quest’ultimo.

In questo caso non c’è uno stupro, fortunatamente, ma sicuramente avrete notato alcuni commenti in cui si attribuiva la colpa alla ragazza che non doveva essere in un campo di calcio a tagliare l’erba, ma fare un lavoro più da “maschio”, ma che addirittura aveva sorriso e salutato, quindi in effetti è colpa sua che non si è mostrata contraria ai quei cori.

“Se non fosse stata li, se non avesse sorriso, forse non ci sarebbero mai stati i cori”: classico comportamento maschilista in cui si tenta continuamente a spostare l’attenzione dal fenomeno tossico alla vittima che diventa poi colpevole di quel gesto a causa del suo comportamento.

Chi si è esposto

Per fortuna sono molteplici le attiviste e le artiste che si sono esposte a favore della ragazza e contro al coro sessista. Un esempio è Levante, che sui suoi social, scrive “Il branco. Se presi Singolarmente potreste pensare che il loro gruppo sia il gregge e invece no … finiscono per diventare branco. Ora io mi chiedo quando potremmo fare un lavoro qualsiasi senza doverci sentire come si è sentita quella ragazza. Quando? Le vostre madri, le vostre sorelle, le vostre cugine, le vostre compagne sono contente di sapervi li in mezzo? Perché visto che è goliardico gliel’avrete raccontato, no? O no? Non lo avete fatto? Come mai? Vi vergognate di quello che siete/diventate, vero? Allora smettetela. La lingua vi dovrebbero rasare“, “Una persona si sta occupando di rifinire il prato, e per il semplice fatto che è donna si becca beceri cori allusivi dai dei tifosi. Ovviamente la pronta difesa di questi ultimi è quella per mezzo dell’argomento “goliardia”

Anche Cathy la Torre, vvocato, dal suo seguitissimo profilo Instagram interviene: “Lascialo stare, il tagliaerba, te la rasiamo noi”. Centinaia di uomini, che in uno stadio, davanti ad altre migliaia di persone, intonano questo coro rivolto a una ragazza che sta tosando il campo di gioco prima del match. È successo domenica, al Marassi di Genova, prima dell’incontro della squadra di casa contro l’Inter. Lei al centro di tutti e tutto che lavora. Mentre quegli uomini che sono lì per divertirsi (mentre lei lavora) intonano cori sulla sua vagina. Cori “scherzosi”, “goliardici” li definiscono loro.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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