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Se il relatore del ddl contro l’omotransfobia pensa che dare del fr*cio non sia offensivo (e vuole già modificare la legge)

- 29/04/2021
andrea ostellari


Ieri mattina, il Presidente della Commissione Giustizia del Senato Andrea Ostellari, nel calendarizzare il ddl Zan su richiesta della maggioranza dei componenti (13 a favore e 11 contrari), ha trattenuto la delega di relatore della legge in barba a ogni buon senso, per garantire, come detto, “chi è favorevole al ddl e chi non lo è“.

Il relatore di una legge è investito da enormi responsabilità, ha il compito di traghettare il testo in esame in aula, esprime il suo parere su tutti gli emendamenti presentati (che si preannunciano già essere moltissimi), coordina la mediazione politica sul provvedimento e, sostanzialmente, detta i tempi della legge stessa. La figura del relatore è il perno fondamentale della buona riuscita di un iter legislativo, e di solito ricoperta da parlamentari firmatari della legge stessa, tanto che, alla Camera dei Deputati, questo ruolo è stato ricoperto da Alessandro Zan, da cui la legge ha assunto ufficialmente il nome.

Sebbene in Commissione Giustizia vi siano senatrici i cui testi depositati in Senato sono poi confluiti nel ddl Zan, come Alessandra Maiorino e Monica Cirinnà, Ostellari ha negato di concedere la delega in virtù – come detto – dei numeri risicati con la quale la calendarizzazione del provvedimento è passata.

Nel migliore dei mondi possibili Ostellari sarebbe un interlocutore imparziale, ma come ampiamente dimostrato nelle ultime settimane, rappresenta un serio pericolo per il futuro della legge. Non solo perché la legge Zan oggi è, di fatto, in mano alla Lega (con tutto ciò che potrebbe conseguirne) e alle sue ridicole rimostranze sull’inesistente teoria gender, ma perché Ostellari non ha la benché minima contezza di ciò che la legge dovrebbe normare, e la dimostrazione ci arriva proprio dallo stesso Senatore, che pochi giorni fa si è reso protagonista di un siparietto agghiacciante durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

Ho subito vari tipi di offesa“, racconta Ostellari mentre parla delle reazioni al video in cui Fedez gli ha posto delle osservazioni critiche sulla sua imparzialità: “È curioso che chi vuole abolire la parola frocio dia del fr0cio a me. Fedez aizza i suoi contro di me“.

Secondo lei – ha chiesto a quel punto Cruciani – “fr0cio” è una parola che si può dire o che non si può dire? Io la dico tranquillamente per esempio. Si può continuare a dire? Perché chi dice “fr0cio” o “fin0cchio” potrebbe essere passibile di punizione, o no?“. Al che, Ostellari, con una sicumera che lascia impietriti, ha risposto “non è offensiva“. Dopo alcune osservazioni di Parenzo, che si è infervorato accusando il Senatore di non conoscere l’origine della parola, Ostellari ha peggiorato la situazione specificando “Attenzione, dipende dal contesto, dipende dal contesto“. 

Tralasciando il resto dell’intervista, che vi invitiamo a recuperare (se siete interessati), nella quale Ostellari nega il carattere di urgenza del provvedimento Zan “pur non avendo nulla contro gay e trans” e rimarcando (che non guasta mai, per i sodali della CEI) di non essere favorevole alle adozioni gay, ci chiediamo come sia possibile che in Italia si autoproclami relatore della legge contro l’omotransfobia un politico che non ha alcun problema nell’utilizzare un linguaggio oltraggioso per la dignità di migliaia di persone, cifra stilistica di un retaggio cameratesco dal quale la società ha estremo bisogno di smarcarsi.

Sia chiaro, non mettiamo in discussione le prerogative della Commissione Giustizia al Senato, né la volontà del singolo parlamentare di votare contro un provvedimento che ritiene ingiusto, ma è opportuno trattenere la delega di relatore se il punto di partenza è un atteggiamento pregiudizievole nei confronti di un provvedimento sul quale, lo stesso partito di provenienza, ha concentrato una propaganda diffamatoria sin dal principio? Come potrà mai essere garantita una mediazione superpartes con Pillon come braccio destro che straparla di utero in affitto e la CEI al fianco sinistro, che ricorda a sproposito “la necessità di ribadire l’unicità del modello famigliare uomo-donna”?

Ci sono diverse soluzioni in ballo per venire fuori da questo impasse politico e ideologico, come sfiduciare Ostellari (e i numeri lo consentirebbero) o trasmettere l’analisi del provvedimento direttamente in aula, come paventato da Simone Alliva, ma al momento le tempistiche non sembrano essere favorevoli: la legge Zan sarà discussa, ma solo dopo la relazione di Ostellari che dovrebbe arrivare “tra qualche settimana“. Come preannunciato dall’ex Presidente del Senato Pietro Grasso, “non sarà una corsa veloce, ma una lunga maratona“.

Intanto, in un’intervista rilasciata alla testata cattolica L’Avvenire, Ostellari ha già annunciato di voler mettere mano al testo, in particolare all’art. 1, in cui si definiscono i termini di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, “per evitare confusione su diritti garantiti” e sul temutissimo art. 7, che istituisce la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia e con la quale Lega e FdI identificano l’introduzione del gender nelle scuole.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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