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‘Ndrangheta: i boss collaborano, i potenti tremano. Il caso Grande Aracri

- 26/04/2021


Il boss della 'ndrangheta Grande Aracri si è pentito: chi è e perché  tremano affiliati e politici

Quando i boss collaborano, i potenti tremano soprattutto quando a decidere di parlare è Nicolino Grande Aracri.

Il capo mafia, detenuto nel carcere milanese di Opera, da circa un mese collabora con la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Conosciuto per le sue conoscenze nel mondo della politica, della magistratura e dell’economia, famoso il suo lavoro di avvicinamento ai cristiani buoni, i colletti bianchi, la sua collaborazione potrebbe essere decisiva per conoscere meglio i legami dell’organizzazione criminale più ricca e pervasiva al mondo.

La ‘Ndrangheta al Nord

A partire dagli anni ’80, Grande Aracri si trasferisce dalla periferica Cutro al Nord, spostando i propri affari in Lombardia ed Emilia Romagna. Inizialmente legato ai boss crotonesi Antonio e Raffaele Dragone, nei primi anni ’90, inizia a maturare la sua idea di scissione dal clan , sfociata in una faida nel 1999, con la morte di Raffaele Dragone, figlio dell’anziano capobastone a Cutro. Da quell’omicidio, inizia un vero e proprio conflitto tra Dragone e Grande Aracri, in Calabria e in Emilia Romagna, che si concluderà con la morte di Totò Dragone nel 2004.

Negli stessi anni, il suo clan arriva a controllare società di costruzioni e movimento terra, riciclando il denaro proveniente da estorsioni e traffico di droga, in attività dalla lecita facciata. Il potere di Grande Aracri si consolida contemporaneamente in territorio calabrese ed emiliano. Dove il boss non arriva grazie alla sua disponibilità economica, riesce grazie ai rapporti intessuti negli ambienti occulti che ha iniziato a frequentare, in cui si relaziona con il mondo istituzionale. Proprio per questo motivo, la notizia della possibile collaborazione con la giustizia del Professore Aracri, o anche chiamato Mano di gomma, ha fatto tremare la Calabria ma non solo.

Grande Aracri come Buscetta?

La sua collaborazione con le istituzioni potrebbe risultare fatale e della stessa portata di quella che avvenne nel 1984.

Trentasette anni fa Tommaso Buscetta, il boss dei due mondi, decideva di iniziare a parlare fidandosi di Giovanni Falcone; oggi, uno dei più importanti boss ‘ndranghetisti operanti al nord, ha deciso di richiedere udienza con Nicola Gratteri, procuratore che negli ultimi anni ha più colpito la prima organizzazione criminale al mondo.

Il pentimento di Nicolino Grande Aracri potrebbe aprire le porte dei segreti ‘ndranghetisti allo stato italiano mentre la sua famiglia, comprese la moglie e la figlia, hanno deciso di abbandonarlo, voltandogli le spalle, così come fecero quasi quarant’anni fa diversi familiari di Buscetta.

Non ci resta che aspettare e sperare che le somiglianze apparenti tra le due importanti figure criminali possano diventare simili anche per le ripercussioni delle loro parole, forse capaci di colpire molto più di una pistola.

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