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L’Italia è sotto la media OCSE per accettazione di omosessuali e transgender. Tutte le classifiche.

- 02/07/2019
ocse transessualità


Come sappiamo, in tutti i paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) l’omosessualità è legale, così come la riassegnazione di genere è garantita dal SSN.

Tuttavia, non tutti i paesi rientranti nel gruppo ha legalizzato i matrimoni egualitari e solo meno di un terzo consente il cambio di genere sui documenti ufficiali per i transessuali senza passare necessariamente da sterilizzazione, chirurgia di riassegnazione del sesso, terapia ormonale o diagnosi psichiatrica

Inoltre, alcuni paesi dell’OCSE hanno introdotto un divieto costituzionale ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, e la possibilità di riconoscere una persona come transgender è messa in discussione da alcuni governi conservatori.

Complessivamente, la comunità LGBT è ancora stigmatizzata ed esposta a varie forme di discriminazione, la quale non solo è eticamente inaccettabile, ma comporta anche notevoli costi e disparità economiche e sociali.

Logo OCSE (Organization for Economic Co-operation and Development)

Cosa comporta la discriminazione LGBT?

La discriminazione LGBT ostacola lo sviluppo economico in diversi modi: scoraggia gli investimenti in capitale umano a causa del bullismo LGBT a scuola, riduce la produzione economica attraverso l’esclusione sul mondo del lavoro, compromette la salute mentale delle persone LGBT ed erode le finanze pubbliche per una maggiore spesa dei servizi sociali e sanitari. Non ultimo, un Paese che non supporta politiche di inclusione per identità di genere ed orientamento sessuale allontana potenziali investitori stranieri che troverebbero altrove condizioni sociali più favorevoli per introdursi nel mercato e disincentiva il turismo di individui LGBT.

L’inclusione delle minoranze sessuali e di genere dovrebbe pertanto diventare una priorità politica per i governi dell’OCSE.

L’OCSE ha pubblicato nelle scorse ore un lungo report (aggiornato ai dati del 2014) che dà la risposta a molte domande: quanti individui si identificano nella società LGBT? Quale parte della società è più incline all’accettazione e perché?

Quante sono le persone LGBT?

Nessun censimento ha mai posto domande sull’orientamento sessuale e/o sull’identità di genere per quantificare la comunità LGBT, e solo alcune indagini rappresentative a livello nazionale hanno fornito dati ufficiali. Si tratta di sondaggi effettuati in modo indiretto, basandosi sostanzialmente sul sesso del partner dell’intervistato. Un approccio, questo, che esclude gli individui single e si concentra esclusivamente su coloro che hanno un partner.

Ad oggi, solo 15 paesi dell’OCSE hanno incluso una domanda sull’autoidentificazione sessuale in almeno una delle loro indagini rappresentative a livello nazionale condotte dagli uffici statistici nazionali o da altre istituzioni pubbliche. Questi paesi sono: Australia, Canada, Cile, Danimarca, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Italia, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Svezia, Regno Unito e Stati Uniti. Chiedendo agli individui come pensano di se stessi (con le seguenti opzioni disponibili: “Eterosessuale”, “Omosessuale”, “Bisessuale”, “Altro”, “Non so” e “Nessuna risposta”), la domanda sull’autoidentificazione sessuale consente di indirizzare le persone che si autoidentificano come lesbiche, gay o bisessuali.

Nei 14 Paesi OCSE in cui sono disponibili stime, le coppie LGB rappresentano in media il 2,7% della popolazione adulta. Ciò vuol dire che in 14 paesi dell’area OCSE, almeno 17 milioni di adulti si autoidentificano come lesbiche, gay e bisessuali. Più o meno come la popolazione dei Paesi Bassi o del Cile.

Il grafico mostra che a fronte di picchi in Stati Uniti, Canada e Nuova Zelanda, la percentuale di LGB “consapevoli” e dichiarati scende in Italia e in Nord Europa, per ragioni opposte. Se nel nostro Paese si è per certi versi restii al coming out, nel Nord Europa il concetto di sessualità “fluida” è molto in voga, svuotando di fatto il coming out di valore.

Omosessuali in Italia
Dati in percentuale

I transgender nell’area OCSE

Le stime della popolazione transgender sono risibili. Solo tre paesi dell’OCSE hanno raccolto informazioni sull’identità di genere in una delle loro indagini rappresentative a livello nazionale: gli Stati Uniti dal 2013, il Cile dal 2015 e la Danimarca dal 2017.

Le persone transgender rappresentano la più piccola minoranza della comunità LGBT: sulla base delle ultime stime disponibili, la loro percentuale nella popolazione adulta varia dallo 0,1% in Cile allo 0,3% negli Stati Uniti (le stime della popolazione transgender in Danimarca non sono ancora state rilasciate). Tuttavia, queste stime non sono ancora sufficientemente rappresentative per raccogliere informazioni sull’identità di genere.

L’atteggiamento verso la comunità LGBT

Alcune indagini hanno documentato uno spostamento deciso verso una maggiore accettazione delle minoranze sessuali e di genere attraverso le quattro decadi analizzate, salvo alcune spiacevoli eccezioni. L’omofobia rimane diffusa anche tra i paesi dell’OCSE, che si registrano come i paesi più tolleranti del mondo.

L’intervistato medio si pone solo a metà strada verso la piena accettazione sociale dell’omosessualità, con un punteggio di 5 su 10.

Se l‘Islanda si colloca prima con un punteggio altissimo (8.3, confermando la classifica di Planetromeo che la vede prima come indice di felicità per i gay), la Turchia si pone con un punteggio cinque volte più basso.

Tutti i Paesi (Turchia inclusa) hanno registrato un incremento nell’accettazione verso la comunità LGBT, a parte Repubblica Ceca, Grecia e, ahinoi, Italia, che si frappone tra Polonia e Ungheria. Il dato (passato da 3.7 a 3.3 nei due periodi di riferimento 1980-2000 e 201-2014) tuttavia, è aggiornato al 2014 e siamo sicuri che in questi 5 anni, anche grazie all’approvazione della Legge Cirinnà, la tolleranza verso gli individui LGBT si sia notevolmente incrementato.

italia accettazione gay
Dati espressi in percentuale.

Chi è più incline ad accettare l’omosessualità?

I giovani, le donne, gli individui maggiormente scolarizzati e gli abitanti delle zone urbanizzate.

Se il punteggio sulla scala della “giustificabilità dell’omosessualità” raggiunge 6 / 10 per il campione statistico di età compresa tra 15 e 29, questo punteggio scende a 4.4 per le persone sopra i 50 anni.

È noto come l’invecchiamento renda meno malleabili al cambiamento e più inclini al mantenimento di uno status quo sociale, così come è palese che le generazioni più giovani sono costantemente in contatto con i mutamenti della società, che vengono fisiologicamente accettati.

Il caso italiano, nella fattispecie, può essere dovuto ad un deciso invecchiamento della popolazione e ad una costante diminuzione delle iscrizioni all’Università.

Proprio l’educazione gioca un ruolo importantissimo nello spiegare le differenze di atteggiamento verso l’omosessualità: il punteggio delle persone con un’istruzione universitaria è due punti più alto di quello degli individui che hanno al massimo un’istruzione secondaria inferiore. L’istruzione aumenta la tolleranza degli individui alla non conformità.

Infine, si rileva anche anche una maggiore accettazione dell’omosessualità negli ambienti urbani rispetto a quelli rurali. Questo perché le coppie omosessuali hanno maggiori probabilità di stabilirsi nelle aree urbane rispetto alle coppie di sesso opposto.

Dati espressi in percentuale.

Accettazione delle persone transgender

Solo due indagini internazionali sugli atteggiamenti verso le persone transgender ci forniscono dati attendibili: lo speciale Eurobarometro sulla discriminazione raccolto dalla Commissione europea nel 2012 e nel 2015 e l’indagine cross-continentale condotta dall’Internazionale Lesbica, Gay, Bisessuale, Trans e Associazione Intersex (ILGA) nel 2016.

I risultati di queste due indagini rivelano un disagio diffuso nei confronti delle persone transgender. Tra i paesi europei dell’OCSE, meno della metà degli intervistati (40%) si sentirebbe a suo agio nel fatto di avere una persona transgender o transessuale in una posizione politica elettiva più alta, come collega di lavoro o figliata o genero.

Inoltre, il 44% del campione OCSE coperto da ILGA del 2016 accetterebbe un bambino transgender, rilevando una netta distinzione di genere: un bambino transgender corre il rischio maggiore di essere respinto se è un MtoF (da maschio a femmina) piuttosto che un FtoM, a conferma di un diffuso quanto dannoso retaggio machista. Detto questo, l’accettazione delle persone transgender resta più elevata nei paesi dell’OCSE che altrove. Tra i 37 paesi non OCSE coperti dall’indagine ILGA del 2016, solo il 25% degli intervistati accetterebbe un bambino transgender.

In entrambi i grafici, l’Italia si pone poco sotto la media OCSE.

Nel grafico in alto, i risultati dell’indagine dell’Eurobarometro sulla discriminazione
Nel grafico in basso, la sintesi dell’indagine condotta da ILGA

Le caratteristiche socio-economiche sono negativamente correlate con la transfobia: anche in questo caso, le donne, le persone più giovani e più istruite sono più favorevoli alle persone transgender.

Sulla base dell’indagine Eurobarometro speciale 2015, il 56% delle donne dichiara di sentirsi a proprio agio o indifferente di avere una persona transgender o transessuale nell’ufficio politico eletto più alto, rispetto al 48% degli uomini. Inoltre, il 62% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni mostra conforto o indifferenza, rispetto al 45% di coloro che hanno 55 anni o più.

I livelli di comfort sono anche più forti tra i più istruiti: il 59% di coloro che hanno completato l’istruzione all’età di 20 anni o più sarebbe a suo agio o indifferente, rispetto al 44% di coloro che hanno terminato l’istruzione precocemente. Lo stesso schema si osserva per le domande che riguardano il lavoro con una persona transgender o transessuale, o che hanno figli o figlie in una relazione con una tale persona.

Per i grafici e il report completo vi rimandiamo alla fonte OCSE cliccando qui.

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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