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League of Legends è un gioco per gay

- 26/02/2018


I videogiochi safe-space per noi gaymers (termine che userò d’ora in poi per riferirmi a tutti i videogiocatori appartenenti allo spettro LGBT) sono spesso pochi e legati a determinati generi: RPG, Simulazione, Strategia, Mobile sono i generi di cui fanno parte molti videogiochi che noi amiamo.

Nel panorama dei videogiochi online, tipicamente pullulo di razzismo e omofobia, può essere difficile incontrare altri gaymers. World of Warcraft, CS:GO, Dota2 e tantissimi altri titoli lasciano poco spazio alla nostra community. Esiste però un gioco in cui la comunità LGBT non solo è viva, ma ne costituisce una parte fondamentale: League of Legends.

Perché i gaymers lo amano

League of Legends è un MOBA (Multiplayer Online Battle Arena), un genere derivato ormai più di 10 anni fa da una mod del RTS Warcraft 3. In breve si comanda un personaggio con un set di abilità (normalmente quattro) in team con altri giocatori per conseguire più uccisioni o più punti all’interno di un campo di battaglia.

LoL è diventato in pochissimo tempo un videgioco dalla fanbase enorme, con campionati mondiali da riempire gli stadi di tutto il mondo e una lore varia e diversificata.

All’interno del gioco si ha la possibilità di comandare più di 130 personaggi diversi, chiamati campioni, ognuno con il suo gameplay e la sua personalità. Possiamo quindi ipotizzare che questa componente di personalizzazione e personalità dei personaggi, tipica degli RPG amati dai gaymers, possa essere una delle cause per cui questo gioco è così popolare tra i gamers LGBT.
Non è però l’unica.

No, Taric, tu non sei uno dei motivi per cui amiamo LoL

Riot e la comunità LGBT

La comunità gay di LoL è una comunità nata un po’ per caso e probabilmente non voluta intenzionalmente da parte di Riot, la casa produttrice del gioco. Non c’è stata nessuna capitalizzazione sul pubblico LGBT da parte loro, a differenza di tante altre aziende.

Arrivati però ad oltre 130 campioni la non-presenza di un personaggio dichiarato LGBT storceva non poco il naso, anche perchè l’unico ascrivibile alla comunità era Taric, esempio stereotipato di uomo flamboyant.

Finché pochi mesi fa Riot non ha rilasciato questo video in cui la genesi di Varus veniva riscritta in una sorta di threesome tra una coppia gay e un demone.

Per la prima volta Riot ufficialmente riconosceva un personaggio come gay, aprendo finalmente spazio a futuri personaggi LGBT. Cosa che però non verrà mai esplicitata all’interno del gioco stesso.

Questo perché, come descrive uno dei design director di LoL, la Cina e Russia bloccherebbero il gioco nei loro mercati. Questo per farvi capire come, anche per un videogioco, l’omofobia istituzionalizzata dall’altro capo del mondo ci sfavorisce.

La mia esperienza

Ho giocato per ben 5 anni a League of Legends, attraversando numerosi aggiornamenti del gioco e speso una somma da tre cifre nei cosmetici acquistabili (il gioco è free-to-play fatto bene).

Durante tutto questo tempo ho incontrato tantissime persone, reincontrato amici che pensavo persi da tempo, fatto nuove amicizie che poi sono finite e anche trovata qualche cotta online. E sono state tutte esperienze che poi si sono trascinate nel mondo “reale”.

Devo essere onesto: non so in realtà perché questo gioco sia così amato dai gaymers. Posso ipotizzare che la componente RPG sia una grande parte del successo LGBT (ho visto tanti gaymers giocare determinati PG solo per la loro storia), che il laizer-faire della Riot abbia inizialmente influito alla crescita del pubblico LGBT o che i tanti gay youtubers – anche italiani – ne abbiano aumentato la queer popolarità.

So solo che ho trovato una comunità attiva, stupenda e sempre in crescita. E per questo sono fiero di consigliarlo a tutti e di dire che League of Legends è un gioco per gay.

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Social Media Manager per passione, Geek per lavoro. O era il contrario?

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