1.282 views 6 min 0 Comment

#iolochiedo: la campagna di Amnesty International sul consenso sessuale.

- 19/07/2020


Finalmente è stata lanciata la nuovissima campagna di Amnesty International #iolochiedo, dove si parla e si cerca di creare la cultura del consenso in Italia.

Perché una campagna sul consenso?

Perché il sesso, senza consenso, è stupro. Il diritto di decidere del proprio corpo è intoccabile e forse per iniziare a preservare questo diritto è fondamentale far comprendere a tutt* e appieno cosa sia esattamente il consenso sessuale.

Cosa è il consenso?

Secondo la convenzione di Istanbul:

“Il consenso un accordo volontario e non permanente per impegnarsi in una particolare attività sessuale, può essere revocato in qualsiasi momento e può essere consesso liberamente e sinceramente solo laddove il libero arbitrio di una delle parti consenzienti non sia sopraffatto da circostanze coercitive e quando la persona è il grado di fornire il proprio consenso”.

Il sesso non è quindi qualcosa che “ti accade”, ma qualcosa che tutti i partecipanti devono scegliere attivamente e con entusiasmo.

Il consenso inoltre ha delle caratteristiche ben specifiche:

  • necessario: affinché possa accadere legalmente qualcosa di sessuale tra persone, con rispetto e piacere reciproci.
  • libero: dare il proprio consenso è una decisione che deve essere presa senza pressioni o manipolazioni, senza effetto di alcool o droghe.
  • entusiasta: perché riguarda il voler intenzionalmente fare qualcosa, senza sentirsi obbligati.
  • specifico: dire sì ad una cosa non significa dire si anche alle altre.
  • variabile: chiunque può cambiare idea riguardo cosa desiderare fare, in ogni momento. Ance se lo ha già fatto in passato o se lo sta facendo in quell’istante.
  • informato: quindi non può essere basato su una bugia o l’omissione di informazioni.

Cosa non è il consenso?

Molto spesso le persone pensano che il consenso c’è anche quando c’è l’assenza del “no”.

Ma bisogna iniziare a comprendere che il silenzio non significa si, un bel vestito o un completino intimo non significa si, “non sono sicur*” non è un si.

Il si c’è solo quando la persona acconsente in maniera chiara.

Nel dubbio bisogna sempre chiedere. Se si è ancora in dubbio, meglio fermarsi.

Inoltre il consenso non è:

  • una promessa
  • un favore
  • dovuto
  • essere nudi
  • dettato dall’espressione di sé
  • piacersi
  • insistere e spingere una persona a dire sì
  • un sì dato sotto effetto di droghe o alcool, per manipolazione o obbligo, detto controvoglia
  • il silenzio o un linguaggio non verbale non entusiasta.

Perché è importante parlare di consenso sessuale?

Perché, prima di tutto, i dati sono chiari.

In un contesto europeo, 1 donna su 20 di età paro o superiore a 15 anni nell’Unione Europea è stata violentata. Sono circa 9 milioni di donne.

Una donna su 10 di età pari o superiore a 15 anni nell’Unione Europea hanno subito una qualche forma di violenza sessuale.

E non è finita qui: in Europa solo 9 paesi su 31 hanno leggi che definiscono lo stupro come sesso senza consenso, nella maggioranza delle legislazioni in vigore per configurarsi lo stupro deve esserci stata violenza o la minaccia della forza.

In Italia la situazione non è migliore, anzi.

Il 39% degli italiani pensa che le donne che non vogliono un rapporto sessuale possono evitarlo.

Il 23% pensa invece che le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro vestire, praticamente un italiano su 4.

Il 15% ritiene che se una donna subisce violenza quando è ubriaca, in parte è anche colpa sua.

Più si parlerà di consenso, più ci sarà cultura in cui chiedere e dare consenso risulterà normale. Inoltre se se ne parlerà spesso risulterà sempre meno imbarazzante o strano.

5 miti da sfatare sulla violenza sessuale.

  • La maggior parte degli stupri sono commessi da persone che la vittima non conosce.
  • Spesso le vittime dello stupro non resistono fisicamente.
  • Le dichiarazioni sui falsi stupri sono rare.
  • Quello che le donne indossano non è una colpa.
  • Alcool e droghe non possono essere una scusa per giustificare lo stupro.

Il corpo è mio e decido io

Chiedere e ottenere il consenso è un atto di rispetto nei confronti di noi stessi e degli altri. Normalizzarlo permette di eliminare l’errata convinzione che anche altr possono decidere per il nostro corpo e spazio personale.

Infatti nessuno ha il diritto di forzare i desideri e volontà su di noi e dei nostri corpi. E’ importante educare fin da piccoli all’importanza dei limiti del proprio corpo, della privacy e di come rispettare sé stessi e gli altri.

Ogni individuo ha il diritto di controllare e di decidere liberamente sulle questioni relative alla propria sessualità e al proprio corpo. Questo include la scelta dei comportamenti, delle pratiche, dei partner e delle relazioni sessuali, con il dovuto rispetto per i diritti degli altr*. Inoltre ogni individuo ha diritto alla privacy legata alla sessualità, alla vita sessuale e alle scelte riguardanti il proprio corpo, le relazioni e le pratiche sessuali consensuali.

Cultura del Consenso come contribuire

  • imparare, esercitare e diffondere il consenso
  • allenare la comunicazione e l’intelligenza emotiva
  • capire il valore del rispetto, dei propri limiti e desideri,
  • imparando a chiarirli agli altri
  • imparare a rifiutare e ad accettare il rifiuto
  • eliminare le tossiche concezioni date dalla Cultura dello Stupro
  • sensibilizzare e diffondere la Cultura del Consenso nel quotidiano

Un ringraziamento speciale al progetto Virgin & Martyr per il loro contributo alla campagna di Amnesty International.

<hr>Condividi:
- Published posts: 138

Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

Facebook
Instagram