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Femminismi, identità di genere e DDL Zan: facciamo chiarezza.

- 12/07/2020


Nell’ultimo periodo si è creato un dibattito tra le varie correnti del femminismo che ruota intorno al disegno di legge Zan contro l’omolesbobitransfobia, creando non poca confusione.

Le discussioni sono nate principalmente dall’utilizzo del concetto di “identità di genere” all’interno del ddl che non viene visto di buon occhio da una parte del movimento femminista più radicale e prevalentemente della seconda e terza ondata poiché, a loro avviso, andrebbe ad eliminare il concetto di “sesso biologico”.

Ci sono stati vari appelli da parte di diverse realtà e cercherò qui di riassumere il motivo per cui ci sono stati questi contrasti.

(Ringrazio tantissimo Benedetta Pintus di Pasionaria.it che con il suo video su Instagram mi ha dato una mano enorme nel riordinare i concetti chiave nella mia testa)

Ricordiamoci che esistono più Femminismi!

Prima di tutto ci tengo a precisare, e come me tantissime altre attiviste femministe di cui hanno trattato l’argomento, che non bisogna assolutamente cadere nello stereotipo patriarcale che le donne sono sempre in guerra tra di loro, che le donne sono le peggiori nemiche delle donne e che le femministe litigano sempre tra di loro.

Ma anche no.

Il Femminismo è un movimento politico talmente tanto complesso, che si amplia sia cronologicamente che geograficamente, che è impossibile che tutt* vadano d’accordo su tutto, come lo è, d’altro canto, in tutte le realtà politiche.

E’ chiaro che il dibattito serva per far crescere il movimento.

E non solo: ci tengo sempre a precisare che non esiste un femminismo migliore dell’altro. Anche se c’è una corrente all’interno del movimento che la pensa in maniera differente dalla mia bisogna comunque rispettarla, purché ci sia pieno rispetto verso l’altro e quindi nessun tipo di discriminazione.

Non a caso bisogna sempre parlare di femminismi, al plurale, proprio perché il movimento è così esteso che racchiude diverse soggettività. Nessun femminismo annulla l’altro.

Ed è giusto che sia così.

Il Femminismo “essenzialista”

Tra le varie correnti c’è proprio il femminismo chiamato “essenzialista” in cui il concetto di donna viene definito in base al sesso biologico e quindi in base agli organi genitali e alla conformazione del corpo.

Questo concetto è stato fondamentale per quanto riguarda la storia del femminismo, poiché ha portato all’emancipazione e alla consapevolezza delle donne, ma oggi si traduce in un idea transfobica poiché va ad appesantire la discriminazione delle persone trans.

Come sappiamo, ma è sempre bene ripetere, le persone trans sono quelle persone che non si sentono di appartenere al genere che è stato loro assegnato dalla nascita in base al sesso biologico, quindi assegnato dal pene o dalla vagina.

Ed è qui che si comprende la differenza tra identità di genere, quindi la percezione che un* ha di se, e il sesso biologico che è prettamente fisico.

Il Transfemminismo

Il transfemminismo invece non solo riconosce la differenza tra identità di genere e il sesso biologico ma lo ritiene essenziale per il superamento dello stereotipo di genere che è frutto della società eteropatriarcale.

L’identità di genere non annulla il sesso biologico (e viceversa), poiché sono due “concetti” intrinsechi nella persona che possono combaciare o meno.

L’obiezione che ho sentito più spesso da parte delle femministe essenzialiste era proprio questo e cioè che l’identità di genere possa distruggere il concetto di sesso biologico. Ma è chiaro che ciò non è possibile!

Quello che infatti chiede il transfemminismo è quindi quello di non pretendere dalle persone di definirsi esclusivamente in base all’organo genitale, anche perché ci saranno sempre persone in cui ci si identificheranno (cisgender) ma altri che invece no (no binary e trans).

Il concetto di “donna” e lo stereotipo.

Le essenzialiste, come dicevo prima, hanno questo timore che l’identità di genere possa andare ad annullare il concetto di “sesso biologico” e minare quindi la categoria “donna” e categoria “madre”.

Ma come già detto in precedenza l’uno non esclude l’altro, anche se il concetto di “vera donna” è stato costruito nello stereotipo creato dal patriarcato.

Il concetto “tradizionale” di donna può anche non essere toccato, ma bisogna mettere in discussione la decostruzione del binarismo di genere che si basa sul sesso biologico, un binarismo che viene narrato culturalmente e socialmente in maniera tossica e in contrasto tra loro in quanto diametralmente opposti.

Ed è proprio da qui che nascono i ruoli di generi e gli stereotipi, creando discriminazioni.

Quello che chiede il transfemminismo, di cui io mi riconosco al 100%, è semplicemente quello di riconoscere un uomo la cui identità è maschile anche se ha un corpo femminile (e viceversa) e tenere presente che in questo mondo non siamo tutti cisgender ne tantomeno binari.

Vuole che ogni persona si senta libera di sentirsi di un genere o di un’altro a prescindere dal sesso biologico.

Il DDL Zan.

Come dicevo in precedenza ci sono stati vari appelli da diverse realtà femministe sia a favore che contro il Disegno di Legge Zan che vuole lavorare per i reati di l’omolesbobitransfobia.

All’interno cita il concetto di sesso e di identità di genere e, come spiegato in precedenza, le femministe essenzialiste vogliono cancellare il termine “identità di genere” e non inserendolo nel testo del DDL.

Le trasnfemministe e le attiviste del mondo lesbico pretendono invece l’utilizzo di quella parola, proprio perché la sua cancellazione significherebbe non riconoscere l’esistenza di persone trans, non binarie, intersex e così via.

Sicuramente il dibattito è molto acceso e sentito.

Il DDL Zan è solo l’ennesima scusa per dibattere, discutere e crescere insieme in quanto movimento femminista.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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