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La lotta delle donne di San Marino: si chiede l’aborto legale.

- 23/06/2021


Come ben sappiamo si sta parlando tantissimo del diritto all’aborto in Italia, soprattutto in alcune regioni del nostro paese in cui le destre hanno un legame molto forte con le associazioni No-choice ultra-cattoliche come l’Abruzzo, le Marche, il Piemonte e l’Umbria.

In Italia la situazione è dunque drammatica, dove molto spesso le donne devono fare molti chilometri per effettuare un’interruzione volontaria di gravidanza perché l’ospedale di riferimento non può garantirne il servizio a causa degli obiettori di coscienza e la narrazione tossica di vittimizzazione della donna. Ma non dimentichiamo gli stati che l’aborto lo devono effettuare all’estero, in quando illegale. Parlai tempo fa di Malta, con un intervista alle attiviste del collettivo Voice for Choice, il cui diritto viene totalmente negato alle donne e persone con utero a causa di un background cattolico molto profondo nel paese. Ma c’è un’altro stato, a noi molto più vicino, in cui l’IVG è totalmente vietato. Sto parlando della Repubblica di San Marino.

I nostri vicini (vicinissimi) di casa hanno un reale problema con le donne che vogliono decidere sui loro corpi e sulla loro maternità. Ma ad oggi qualcosa sta cambiando.

Per mesi nella Repubblica di San Marino, che conta circa 33 mila abitanti, un gruppo di donne ha lavorato incessantemente per un referendum che potrebbe portare a una svolta storica: legalizzare l’aborto in paese. Il codice penale prevede addirittura una pena dai tre ai sei anni di reclusione e non solo per la donna che effettua una IVG ma anche per chi le da una mano a farlo, anche in caso di stupro o se il feto presenta delle gravi malformazioni.

Nel Febbraio 2021 l’Unione Donne Sammarinesi (UDS) ha dunque proposto il quesito referendario che il 15 marzo il collegio garante alla costituzionalità ha dichiarato ammissibile. Da allora l’associazione ha lavorato senza sosta per fare informazione, mettendo banchetti nelle piazze, bar e punti di ritrovo sul territorio.

Il quesito chiede di legalizzare l’aborto entro le dodici settimane, e oltre questo termine se c’è un pericolo di vita per la donna o se ci sono gravi malformazioni del feto. La raccolta è finita il 31 maggio (in anticipo rispetto a quanto previsto) e lo stesso giorno una delegazione dell’Uds ha consegnato le firme autenticate.

“Sono 3.028, molte di più di quelle che ci servivano. Siamo fiduciose”, spiega Elena D’Amelio Mueller, del comitato esecutivo dell’Uds. Il 10 giugno il collegio garante ha validato le firme e quindi le organizzazioni attendono solo che venga fissata la data del voto. Così com’è accaduto in Irlanda nel 2018, la conquista del diritto ad abortire potrebbe passare per la volontà popolare.

Nell’attesa di sviluppi, mostriamo massima vicinanza all* compagn* sammarinesi per questa lotta di emancipazione e di autodeterminazione delle donne e di tutti coloro che vogliono usufruire dell’interruzione volontaria di gravidanza.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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