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Malta: l’ultimo paese europeo che vieta l’aborto. Intervista a Voice for Choice

- 02/12/2020
malta diritto all'aborto


Si è parlato tantissimo del divieto in aborto in Polonia il mese scorso, in cui si vietava l’intervento anche in caso di gravi malformazioni del feto, costringendo le donne a portare avanti delle gravidanze indesiderate. Una violenza inaudita, tra le tantissime altre che affliggono le donne in questa società etero-patriarcale.

Il governo polacco, dopo giornate e giornate di scioperi e manifestazioni, ha bloccato il divieto assoluto ma le proteste continueranno, finché questo diritto venga acquisito del tutto.

Ma troppo spesso non si parla di una situazione e di un paese in cui l’aborto è completamente vietato e lo è sempre stato.

A Malta l’aborto è illegale. E intendiamo illegale in tutte le circostanze, compreso stupro, incesto, anomalie del feto o gravi rischi per la salute della madre. Richiedere o assistere a una interruzione di gravidanza a Malta può portare fino a tre anni di reclusione.

Malta è uno dei paesi più religiosi d’Europa, in cui sono presenti ben 359 chiese in un territorio di 316 kmq (praticamente più di una chiesa ogni kmq…). Stando agli ultimi dati del Malta Sunday Mass Attendance Census 2017, i cattolici sarebbero oltre l’84,4% della popolazione (circa 361.372 persone) e per i maltesi l’accesso ai diritti civili è ristretto.

Sembra davvero assurdo che un paese avanzato come Malta, membro dell’Unione Europea, meta di turismo internazionale e molto legato all’Italia (il 66% dei maltesi parla fluentemente l’italiano), neghi nel 2020 alle proprie cittadine quello che è un diritto fondamentale per la loro salute. In circostanze normali, una donna maltese che voglia abortire è costretta a prenotare e comprare un volo per recarsi in un altro Paese dove la legislazione le consenta di interrompere la gravidanza.

Se già normalmente questo mette duramente a rischio la salute e la libertà di scelta delle donne (soprattutto se in situazioni economiche precarie), con l’avvento della pandemia la situazione è precipitata. I confini di Malta sono stati chiusi ufficialmente l’11 di marzo e, in caso di gravidanza indesiderata, le donne si sono trovate letteralmente senza via d’uscita.

Negli ultimi anni, svariate organizzazioni locali hanno dato vita a campagne di informazione per abbattere dogmi religiosi, stigmi sociali e leggi odiose. Quella sull’aborto, la più retrograda d’Europa, è tra gli obiettivi degli attivisti.

L’8 Marzo 2018 è partita la campagna Voice for Choice a cui hanno aderito diverse associazioni e Ong. «Malta è l’unico stato in Europa in cui c’è un divieto totale sull’aborto, perfino in casi di stupro e incesto o quando la vita della donna è a rischio e questo rende la legislazione ancora più pericolosa di quella polacca» dichiara Christopher Barbara, medico di Doctors For Choice, Ong maltese che ha aderito alla campagna.

Tra gli obiettivi principali di Doctors for Choice, spiega Barbara, c’è la decriminalizzazione dell’aborto nell’Isola e la garanzia di un accesso libero ai contraccettivi anche attraverso l’educazione sessuale all’interno delle università e delle scuole.

Invece, a Giugno, è nata un’altra importante iniziativa: il progetto Dear Decision Makers nato dall’idea di Laura Paris che, insieme a altre tre giovani ragazze, Emily Galea, Alessandra Baldacchino e Liza Caruana-Finkel, ha creato una piattaforma online per raccogliere le storie delle donne maltesi che hanno vissuto l’esperienza di una gravidanza indesiderata. Le storie verranno raccolte e poi pubblicate allo scopo di far luce sui danni che la criminalizzazione dell’aborto provoca alle donne. “Nessuno dovrebbe affrontare ostacoli all’assistenza sanitaria e riproduttiva”, si legge sul sito web, “Tutte le storie sono benvenute. Non sei sola”.

Oggi ho voluto dare voce al collettivo Voice for Choice che mi hanno concesso un’intervista.

Com’è la situazione a Malta, e perché, secondo voi, è l’ultimo paese in Europa che non garantisce l’aborto?

A Malta, l’aborto è illegale in qualsiasi circostanza. Per legge (in vigore dal 1860) non esistono eccezioni per salvare la vita della donna, incesto, stupro o per anomalie fetali fatali. Eseguire l’aborto in Malta è condannata a tre anni per una donna e a quattro anni per un medico. In pratica, solo se la vita di una donna è a rischio o se necessita di cure mediche idonee causare l’aborto, esiste un consiglio etico che può consentire che l’aborto o il trattamento procedano. Indipendentemente dal divieto, sappiamo che ogni anno circa 60 donne si recano in Inghilterra per abortire, probabilmente il doppio di quel numero viaggia in Italia (non sappiamo quanti esattamente perché l’Italia non conserva i dati sulla nazionalità e almeno alcuni di quelli abortiti potrebbero essere clandestini) e stimiamo che tra 200 e 500 donne acquistino pillole per l’aborto online.

I motivi per cui ciò accade sono complessi, ma eccone alcuni. Malta è un paese con forti radici cattoliche e una forte presenza della chiesa. Il divorzio è stato legalizzato solo dopo un referendum nel 2010. La Chiesa insegna che la vita inizia al concepimento, quindi qualsiasi interferenza con l’uovo fecondato è un peccato. A parte questo, ci sono forti convinzioni sul ruolo delle donne nella società come madri e casalinghe. L’opinione della maggioranza è che essere madre sia un istinto per le donne, e quindi abortire è visto come qualcosa di innaturale. In terzo luogo, per molti è una questione di orgoglio nazionale di essere l’unico paese in Europa dove i “nascituri” sono protetti. Aggiungerei che Malta è un’isola piuttosto isolata, tagliata fuori dal resto d’Europa ed è facile capire come queste convinzioni siano così forti.

Parlatemi della vostra associazione: quando è nata, come è composta, come siete organizzati?

Voice for choice è una libera coalizione di 10 organizzazioni di diritti umani, diritti civili e diritti delle donne. Siamo tutti attivisti in altre sfere del movimento per i diritti che hanno unito le forze difendere i diritti sessuali e riproduttivi. Abbiamo lanciato ufficialmente la nostra coalizione nel marzo del 2019.

Qualcosa si muove? ci sono novità?

Quando abbiamo iniziato un anno e mezzo fa, avevamo 6 membri. Adesso la nostra coalizione ne ha 10, cioè tre nuove organizzazioni si sono unite con un’altra che intendeva aderire presto. Abbiamo organizzato il nostro primo rally Pro-Choice e ha tenuto diversi eventi relativi alla salute sessuale e riproduttiva. Soprattutto, abbiamo portato il tema dell’aborto nei media e nella discussione politica. Dopo tanti anni in cui praticamente tutti i politici affermavano di essere fortemente contrari all’introduzione dell’aborto, ultimamente abbiamo avuto una ventata aria fresca, commenti un po più ragionevoli e più aperti.

Avete azioni o eventi in programma?

Sfortunatamente, quest’anno COVID ha interrotto l’attivismo fisico e di persona. Tuttavia questo non ci ha fermato creazione di diversi eventi online. Uno dei membri della nostra coalizione, Young Progressive Beings, terrà un evento online della SRHR il 4 dicembre.

In conclusione

Fortunatamente sono tanti i passi avanti a Malta, nella speranza che anche questo diritto venga acquisito anche nell’isola del Mediterraneo. Una cosa è certa: supporteremo le compagne maltesi fino a quando anche loro avranno la possibilità di scegliere della loro gravidanza, senza che alcuna chiesa o governo possa decidere sul corpo delle donne.

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Classe 1990, Pescarese di adozione. Attivista transfemminista e co-fondatrice del Collettivo Zona Fucsia, si occupa da sempre di divulgazione femminista. È speaker radiofonica e autrice in Radio Città Pescara del circuito di Radio Popolare con il suo talk sulla politica e attualità "Stand Up! Voci di resistenza". Collabora nella Redazione Abruzzo di Pressenza. È infine libraia presso la libreria indipendente Primo Moroni di Pescara e operatrice socio-culturale di Arci.

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