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“Il conte magico”, sulle orme di Cesare Mattei attraverso il Mago di Oz (intervista)

- 16/07/2019
diego schiavo e marco melluso


Chiamatelo “docummedia” o “edutainment“. Ma ci starebbero bene anche “educomedy“, “comedoc“, “docutainment”. Sono tanti i neologismi da prendere in considerazione per definire il nuovo genere lanciato da Marco Melluso e Diego Schiavo, tanto da spingere i due registi a lanciare un appello, ai microfoni di BL Magazine, proprio per trovarne uno nuovo che possa rappresentare i loro film.

Perché a quanto pare nelle loro pellicole non c’è documentario senza commedia, né commedia senza documentario. Non c’è solo intrattenimento fine a stesso, ma istruzione, educazione, divulgazione. Il tutto shakerato con riferimenti pop, steam punk e tanti, tantissimi colori.

Li avevamo intervistati mesi fa alle prese con Matilde di Canossa, con Syusy Blady che con il suo ombrellino rosa e lo sguardo trasognato ci rivelava tutti i misteri di una donna tra le più importanti del medioevo. Oggi li ritroviamo a Roma, alla prima capitolina della loro nuova fatica, Il conte magico, che segue le orme di Matilde per raccontare le vicende di Cesare Mattei, “il più famoso tra gli sconosciuti di Bologna“, studioso che attraversò tutto il XIX secolo elaborando l’elettromeopatia.

Ci siamo fatti raccontare il film proprio da loro:

il conte magico

Da Matilde di Canossa a Cesare Mattei ci sono alcuni secoli di distanza. Cosa vi ha portati a questa traslazione temporale?

MARCO: Possiamo dire che Cesare Mattei è stato un felice incidente di percorso. Il Conte Mattei, però, ci ha affascinati non appena ne siamo venuti a conoscenza. Siamo finiti alla Rocchetta Mattei per uno spettacolo di Luciano Manzalini – che è l’attore protagonista del Conte Magico – e quando abbiamo sentito la storia di questo Cesare Mattei, che era il più famoso tra gli sconosciuti di Bologna, siamo rimasti sconvolti.

DIEGO: Era un uomo conosciuto in tutto il mondo, famosissimo, stimatissimo, di cui noi non sapevamo nulla. Per cui ci sembrava una buona base di partenza per partire con un racconto che in realtà attraversa tutto l’800, è un personaggio che ha seguito l’unificazione dell’Italia.

MARCO: Basti pensare che è stato amico d’infanzia di Marco Minghetti grande protagonista del risorgimento. Lui se ne mantiene un po’ in disparte ma in realtà partecipa un po’ dietro le quinte.

DIEGO: Poi passa dall’alchimia allo studio della medicina, e segue l’evoluzione che la scienza e la medicina stessa seguono lungo tutto l’Ottocento per prendere la forma che hanno attualmente, quindi è interessante assistere al loro sviluppo attraverso lui.

Di quali altre meraviglie fu artefice il Conte Mattei?

MARCO: beh, segue da vicino tutti gli espeirmenti sull’elettricità che in quel secolo, a Bologna, erano particolarmente vivi e interessanti. Basterebbe fare due nomi: Galvani a fine 700, pasando per Orioli e arrivando fino a Guglielmo Marconi.

DIEGO: Inoltre con lui si assiste alla nascita dell’impreditoria contemporanea. Mattei fu un’imprenditore talmente lungimirante che anticipò Amazon di un paio di secoli. I suoi kit venivano spediti comodamente in tutto il mondo, appoggiandosi in veri e propri hub, depositi. Se ne contano alla fine della prima guerra mondiale 187 in tutto il pianeta, compresi Haiti, Samoa e l’Australia. Per cui è un personaggio incredibile che ci dà la possibilità di conoscere un secolo dolcemente complicato che è l’800 da un punto di vista particolare, quello di una persona che era in grado di sognare.

La Rocchetta Mattei

Ma perché proprio “Conte Magico”?

MARCO: Perché noi sottotraccia veicoliamo questo parallelo, che portiamo avanti, con Il mago di Oz. Siamo convinti che ci siano molti collegamenti con lui. Baum, l’autore del Mago di Oz, non viveva così distante da un Deposito Mattei in America, e ci piace pensare che abbia forse sentito o conosciuto la storia del conte che quindi gli sia rimasta in orecchio quando ha deciso di inventare il magico mondo di Oz.

Nell’ideare questo nuovo genere, la “docummedia”, avete dei modelli di riferimento cinematografici?

DIEGO: Anzitutto fammi dire che chiunque crei un neologismo che lo identifichi, ben venga e ci contatti! (ridono), così magari lo lanciamo sul serio.

MARCO: Noi due siamo persone estremamente eclettiche, e per ogni personaggio scegliamo un’ambientazione. Se per Matilde l’ambientazione scelta era estremamente pop, coloratissima, con una Syusy Blady in stato di grazia, adesso l’estatica è steam punk. Dal Mago di Oz a Hugo Cabret c’è una forte ispirazione.

DIEGO: In realtà i riferimenti sono molteplici e molto svelati, perché continuiamo a citarli durante il film. Siamo dei citazionisti, rendiamo omaggi.

Cesare Mattei

Dove si potrà vedere il “Conte Magico” in giro per l’Italia?

Il 18 luglio saremo a Lignano Sabbiadoro, continueremo per tutto il mese a Bologna e poi attraverseremo l’appennino bolognese da settembre. Poi speriamo di arrivare a Torino e a Milano e sicuramente torneremo a Roma a ottobre (“Il Conte Magico” ha vinto la rassegna di “Cinema Indipendente del Nuovo Cinema Aquila in qualità di film più visto). Continueremo quindi questa tournée che serve per far conoscere la storia di un personaggio unico e spettacolare.

Prossimi progetti cinematografici?

Dop il Conte magico torneremo a dedicarci a biografie femminili. Da anni combattiamo con l’idea che la storia sia stata scritta un po’ troppo dagli uomini, quindi vogliamo cambiare questa prospettiva. Torneremo senz’altro sulle donne.


Il Conte Magico è una produzione Genoma Film. Diego Schiavo e Marco Melluso, che hanno scritto la sceneggiatura con Andrea Meli, offrono una cornice della storia del Conte Mattei fresca e originale, mettendo insieme Stefano Pagliani (Antonio Pisu) , un uno sgangherato youtuber – un po’ Tonio Cartonio, a dire il vero – di Risorgimental Channel, un canale seguito da dodici followers ; un timido operatore (Eraldo Tutta), un appassionato di enigmistica (Luciano Manzalini, già nella Signora Matilde) e una curiosa viaggiatrice con le scarpette rosse, Dory Giallo, a sua volta interpretata dalla cantautrice Roberta Giallo.

il conte magico
Il cast de “Il conte magico”

La buffa combriccola comincia a inseguire le orme del Conte Mattei dalle sue residenze Bolognesi, i suoi luoghi di studio, ripercorrendo di volta in volta, tra una passeggiata al sole e un colorato convivio negli anfratti più poetici di Bologna e dintorni, i momenti salienti della vita dell’illustre alchimista sconosciuto. In mezzo a loro sarà divertente ritrovare, disseminati nelle varie scene, alcuni illustri cammei: da Tiziana Foschi della Premiata Ditta al comico Vito, fino alla mitica Syusy Blady con tanto di mise “matildica”.

Abbiamo intervistato la protagonista femminile del Conte Magico, Roberta Giallo, per sapere di questa prima esperienza davanti alla cinepresa (e non per un videoclip!).

roberta giallo nuovo album
Roberta Giallo

Dalla musica al cinema, dal microfono alla macchina da presa. Com’è avvenuto questo passaggio?

In realtà una piccola parte di me sperava di essere coinvolta in un film. E come accade quando qualcuno spera, o un po’ ci crede, o un po’ vuole provare, le cose poi accadono. E quindi la chiamata è arrivata da due registi miei fan come cantautrice. Diego e Marco, che ringrazio, erano miei fan e mi hanno voluto nel film perché nella mia immagine di cantautrice hanno visto un’attitudine attoriale, che non nego, né rinnego. E quindi eccomi qua.

Come protagonista femminile, oltretutto. Parlaci del tuo personaggio nel film.

Mi chiamo Dory Giallo – e la cosa interessante è che Diego e Marco avevano chiamato questo personaggio così prima ancora di contattarmi, un po’ perché pensavano a me e un po’ perché questo documentario, che racconta la storia di questo Conte che nell’Ottocento curò un sacco di persone, addirittura lo zar di Russia, è raccontato in un modo diverso, con un linguaggio pop, colorato. Quindi questa Dory Giallo è anche un po’ la metafora anche di Dorothy del Mago di Oz. E la cosa incredibile è che in una prima intervista che feci al mio esordio discografico, oltre ad aver intitolato una mia canzone “Oz” ho anch’io parlato del libro di Baum, perché mi vedo percorrere questa strada lastricata di pietre galle che è la strada del destino, dell’ispirazione, della magia e della mistica che c’è un po’ nella vita.

E il giallo ritorna.

Sì, il giallo ritorna. È un colore duale che rappresenta la gioia, l’oriente, la spiritualità ma anche il corpo più sfrenato.

Quanto è importante per te contaminarsi con le altre espressioni creative che non siano la musica?

È importante contaminarsi con la vita, diciamo così. E anche con le persone. Noi stiamo parlando e io ti sto già rubando qualcosa. Questo scambio, partecipato, emotivo, del pensiero, è quello che fa sì che io ami questo lavoro, nonostante le difficoltà, è un nutrirsi della vita degli altri e riportarlo nel proprio mondo, rielaborandolo. Poi la musica è stata sempre la mia navicella con cui ho esplorato, ma per me non ha confine, perché è così che mi piace rappresentare la realtà. Io concepisco la musica come un mondo, non è solo scrivere canzoni ma anche rappresentare un pensiero, un’idea, ho sempre amato unire i mondi creativi.

C’è, tra tutti gli artisti con cui hai collaborato, qualcuno che più degli altri ti ha dato un grande insegnamento?

Come risponderebbe Eleonora Giorgi in Borotalco: Lucio Dalla, Lucio Dalla, Lucio Dalla. Al di là della musicalità, è stato un incontro in cui ho sentito una consonanza particolare. Sono rimasta stordita, felicemente, dal fatto che Lucio volesse collaborare con me. Lucio volle incontrarmi perché aveva ascoltato i miei provini e si interessò alla mia storia, a quella del mio album, mi coinvolse nel suo e trovai un maestro non dichiarato. Sentivo che bastava stargli accanto, per imparare qualcosa. Lucio era quel tipo di “entità” che a differenza di altri emanava una spiritualità tutta sua, e doppia, e questa cosa l’ho sentita molto consonante con me.

Facciamo una domanda stile “pistola alla tempia”. Se dovessi scegliere… Festival di Sanremo o David di Donatello?

Beh… Sanremo! E poi il David, visto che ci ho preso gusto!

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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