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MEMORIE DI UN ASSASSINO _ Siamo Tutti Colpevoli! (recensione)

- 18/02/2020
memorie di un assassino di Bong Joon-ho


MEMORIE DI UN ASSASSINO (2003) di Bong Joon-ho arriva sugli schermi italiani con “solo” 17 anni di ritardo, sulla scia del meritato successo di PARASITE, premio oscar come Miglior Film agli academy awards 2020.

1986.
In un villaggio della Sud Corea viene rinvenuto il cadavere di una giovane donna. Ma la polizia locale è inefficiente e più che trovare il vero colpevole sembra che voglia trovare un capro espiatorio.
Proseguono gli omicidi finché non arriva da Seul un giovane ispettore per far luce sul caso.
Ma le indagini proseguono a non trovare la giusta direzione..
.

Bong Joon-ho è un regista che ama spiazzare il suo pubblico, ma rispettandone l’intelligenza. Lo aveva fatto in quell’oggetto particolare che è THE HOST e lo avrebbe fatto poi nello splendido MOTHER (2009) così come è accaduto nelle sue opere più conosciute (qui da noi), SNOWPIERCER (2013) e PARASITE (2019).

memorie di un assassino di Bong Joon-ho
Memorie di un assassino di Bong Joon-ho (2003)

Abile narratore e attento osservatore della realtà in cui egli vive, Bong Joon-ho dirige da sempre film fortemente politici. Questo splendido MEMORIE DI UN ASSASSINO contiene tutti gli elementi che avrete certamente amato in un titolo come PARASITE.

Per molti versi questo film ha non pochi punti in comune con ZODIAC (2007) di David Fincher, ma il filo narrativo che segue le indagini dei suoi protagonisti è per evidenziare di fatto lo spirito di una comunità e di un popolo (quello della Sud Corea) disilluso da un sistema politico le cui azioni hanno minacciato la serenità e sicurezza della gente.

La sfiducia nelle forze dell’ordine e nello Stato in generale sono ben evidenti in alcune scene dai toni quasi comici in cui i bambini si divertono a correre a pochi passi dalla scena del crimine, infischiandosene dei moniti degli agenti che tentano di preservare l’ordine. E sono sempre i bambini che il più delle volte sono portatori di una verità che verrà rivelata (come anche la sequenza finale del film) Sono loro i germogli di una democrazia che sarebbe venuta fiorire di lì a poco, reazione di un regime militare che di fatto ha soffocato un popolo ormai stanco di troppe ingiustizie.

memorie di un assassino di bong joon-ho

Nessuno si salva, anche l’ispettore venuto da Seul, se dapprima ci viene presentato come acuto e intuitivo e dal metodo infallibile, egli pure finirà per perdere il controllo; verrà come infettato dall’aria malsana di quel paese e oltrepasserà la linea del giusto per avvicinarsi pericolosamente a un punto di non ritorno.

E in questo microcosmo corrotto sono tutti colpevoli e da qui l’impossibilità a (ri)conoscere l’identità dell’assassino. Perché a uccidere il paese è il paese stesso, sia il governo che il suo popolo, dove le poche risorse sono utilizzate al peggio (la donna poliziotta che viene per lo più chiamata a servire il caffè ai suoi colleghi, quando è l’unica che ha intuizioni importanti sul caso) e dove ognuno prevarica sull’altro; dove a regnare è l’ottusità e l’ignoranza e il pregiudizio.
Una società così merita – forse – i suoi sciacalli e le sue vittime.
Una società che deve interrogarsi e addossarsi le colpe di tanta violenza e disperazione.

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Ossessionato dal trovare delle costanti nelle incostanze degli intenti di noi esseri umani, quando non mi trovo a contemplare le stelle, mi piace perdermi dentro a un film o a una canzone.

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