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Anche la Francia verso il divieto delle terapie di conversione

- 20/10/2021
terapie di conversione francia


La Francia di Macron, dopo aver approvato una clamorosa riforma della legge sulla bioetica, vuole mettere a segno un nuovo obiettivo per la comunità lgbt+ con il divieto delle terapie di conversione.

Dopo Malta e Germania, il governo d’oltralpe potrebbe essere il terzo in Europa a proibire a livello nazionale le terapie riparative, ossia qualsiasi forma di trattamento o psicoterapia che mira a cambiare l’orientamento sessuale di una persona o a reprimere l’identità di genere di una persona.

Il testo, approvato all’unanimità dall’Assemblée Nationale a inizi ottobre, è ora all’esame del Senato.

La proposta di legge, avanzata dalla deputata Allier Laurence Vanceunebrock di En Marche, il partito del Presidente Macron, prevede l’istituzione di un reato specifico nei confronti dei cosiddetti “terapeuti”, anche di estrazione religiosa, che pretendono di “curare” le persone omosessuali o transgender.

La legge francese prevede pene molto dure, come una multa da 30.000 euro e due anni di reclusione, che salgono a 45.000 euro e 3 anni in caso di coinvolgimento di persone minorenni.

L’introduzione del nuovo reato, come specificato da Vanceunebrock, si è resa necessaria “per supportare le vittime che incontrano difficoltà nello sporgere denuncia e comprendere meglio il fenomeno“. Alcune attività specifiche dei percorsi di terapia di conversione, infatti, come violenza intenzionale, abuso di debolezza, pratica illegale della medicina, molestie o discriminazione, sono già perseguibili per legge, ma nello specifico caso delle terapie riparative non sono di semplice individuazione, soprattutto se ispirate da implicazioni religiose e promosse da persone “di famiglia”, come genitori.

“Non c’è niente da curare. Essere se stessi non è reato, non si deve cercare di curare l’identità di genere o l’orientamento sessuale”, ha dichiarato il ministro delegato per l’uguaglianza, Elisabeth Moreno, all’apertura del dibattito in Parlamento.

In cosa consistono le terapie di conversione?

Provenienti dagli Stati Uniti, queste pratiche che pretendono di “curare” gli omosessuali sono poco conosciute in Francia e difficili da quantificare

Il quotidiano Le Monde ha sintetizzato le modalità d’azione di questi percorsi di conversione in tre tipologie:

  • biologico: i seguaci delle terapie di conversione assimilano la diversità sessuale a una malattia che dovrebbe essere curata somministrando farmaci, ormoni o trattamenti steroidei;
  • psicoterapeutico: le persone sono costrette a essere seguite psicologicamente per arrivare alla radice del “problema” che in passato le ha fatte “ammalare”
  • confessionale: la “guarigione” è auspicata dall’astinenza, dal celibato e dal perseguimenti di alcuni precetti spirituali.

In Francia, queste terapie di conversione assumono generalmente la forma di gruppi di discussione, seminari o confessioni, spesso (ma non solo) in un contesto religioso.

Le associazioni Courage France o Torrents de vie organizzano così dei seminari di “sostegno” per i reduci dalle terapie di conversione. Coloro che si sottopongono a queste terapie spesso subiscono diverse ripercussioni sulla salute psicofisica, come la depressione, arrivando talvolta a togliersi la vita.

Già nel 2019, sempre secondo Le Monde, la deputata Vanceunebrock aveva denunciato all’Assemblea un aumento nelle segnalazioni delle terapie riparative, fino a “un centinaio di casi recenti” nei quali erano emersi trattamenti ormonali coatti, ipnosi, elettroshock, fino a inviti all’astinenza, sessioni di esorcismo e l’organizzazione di matrimoni forzati tra uomini gay e donne lesbiche.

Negli ultimi anni, sempre in Francia, diverse inchieste giornalistiche hanno fatto luce su queste “terapie” praticate in ambito religioso. In Francia, i due principali gruppi religiosi interessati sono i protestanti evangelici e i cattolici carismatici, ma si sarebbero registrati abusi anche nelle comunità ebraiche e musulmane.

Il divieto in Europa

Il 1 marzo 2018 il Parlamento Europeo ha votato, nel 2018, un testo che “accoglie con favore le iniziative che vietano le terapie di conversione LGBTI e bandiscono la patologizzazione delle identità transgender“, esortando tutti gli Stati membri “ad adottare misure analoghe che rispettino e difendano il diritto all’identità e all’espressione di genere”.

Solo alcuni paesi lo hanno fatto, come Malta, parti della Spagna e la Germania, che lo ha vietato ai minori. Una legge è in fase di studio in Finlandia e nel Regno Unito, dove lo scorso 11 maggio, nel suo discorso annuale, la Regina Elisabetta II ha annunciato che la terapia di conversione sarebbe stata ora vietata in Inghilterra e Galles.

In Italia nel maggio 2016 (durante la XVII legislatura), è stato depositato in Senato un disegno di legge (firmato, tra gli altri, dalla Sen. Monica Cirinnà) contenente “Norme di contrasto alle terapie di conversione dell’orientamento sessuale dei minori” tuttavia mai discusso né in Commissione né in aula. Stessa sorte per un altro ddl depositato pochi mesi dopo alla Camera, recante “Divieto dell’esercizio di pratiche volte alla conversione dell’orientamento sessuale dei minori“.

Leggi anche -> «Ho dormito con le braccia divaricate per 6 mesi» – Parla reduce da una terapia di conversione

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Sono nato in Puglia, terra di ulivi e mare, e oggi mi divido tra la città Eterna e la città Unica che mi ha visto nascere. La scrittura per me è disciplina, bellezza e cultura, per questo nella vita revisiono testi e mi occupo di editing. Su BL Magazine coordino la linea editoriale e mi occupo di raccontare i diritti umani e i diritti lgbt+ nel mondo... e mi distraggo scrivendo di cultura e spettacolo!

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